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Attualità martedì 16 dicembre 2014 ore 07:31

Allevamento a rischio: la lettera al vice prefetto

L’intenzione è "trovare un giusto equilibrio, affinché la convivenza forzata tra gli animali selvatici e l’uomo non porti all’abbandono dell’allevamento"



PROVINCIA DI PISA — "Gli ungulati distruggono i nostri raccolti. Vice Prefetto, ci aiuti Lei”. Coldiretti scrive a Valerio Massimo Romeo, Vice Prefetto Vicario della Provincia di Pisa, per denunciare la sempre più esplosiva situazione nelle campagne dove il numero di cinghiali, caprioli e lupi è ormai fuori controllo costringendo gli agricoltori ad abbandonare lentamente i presidi montani e più marginali del territorio.
L’obiettivo della principale associazione di categoria è spronare la convocazione di un tavolo di confronto tra tutti gli attori in causa: i rappresentanti degli agricoltori, della Provincia di Pisa e degli Ambiti Territoriali di Caccia.
A confermare che il fenomeno è sfuggito di mano sono le ricerche e le indagini: solo i canidi, tra lupi ed ibridi, sarebbero almeno 200 mentre si è perso il conto di tutte le altre specie.
“E’ necessario – spiega Fabrizio Filippi, presidente provinciale Coldiretti - un diverso approccio perché quello portato avanti fino ad oggi è insufficiente e non proporzionato alla dimensione di una problematica che ha effetti devastanti sul reddito agricolo non riuscendo più a giustificare gli sforzi e gli investimenti di quelle imprese agricole attive in montagna che compiono anche un’azione di presidio fondamentale, tutela e manutenzione indispensabile del territorio”. 


La richiesta di intervento al Vice Prefetto Vicario è l’ennesima delle iniziative che Coldiretti Pisa ha intrapreso per trovare una soluzione compresa la proposta di interventi di abbattimento selettivo “che non si limitino ai soli terreni “liberi”, ma siano estesi all’intero territorio. "E' oramai chiaro – prosegue Filippi - che gli animali trovano ricovero in aree destinate a parchi o riserve, vanificando gli sforzi che la Provincia, insieme agli Ambito Territoriale di Caccia pongono in essere per il loro contenimento. Il numero degli ungulati va riportato entro i limiti di sostenibilità ambientale e di compatibilità con l’attività agricola”.

E’ di alcune settimane fa la notizia dell’ennesimo attacco nelle campagne della Val di Cecina ai greggi da parte dei lupi ed ibridi. La frequenza e la sempre maggiore confidenza con gli ambienti urbanizzati sta esasperendo la popolazione minando la stessa sicurezza.
“La continua presenza del lupo, in queste nuove dimensioni, sta obbligando gli allevatori – spiega Aniello Ascolese, direttore provinciale Coldiretti - a modificare il sistema di allevamento, costringendoli a far rimanere gli animali nei recinti controllati; per tale motivo, assistiamo ad una notevole riduzione del numero dei capi allevati, in quanto le imprese zootecniche non sono nelle condizioni di poter ottenere il massimo rendimento dalla superfici a foraggio delle propri aziende”.
L’intenzione di Coldiretti quella di “trovare un giusto equilibrio, affinché questa convivenza forzata tra gli animali selvatici e l’uomo non porti all’abbandono dell’attività di allevamento”.
Coldiretti ricorda infine che i risarcimenti non “risolvono il problema”: “il numero di ungulati accorcia ogni giorno la capacità di sopravvivenza delle imprese agricole che, in molti casi, non sono più in grado di garantire la normale programmazione aziendale e, di conseguenza, rispettare gli impegni produttivi nei confronti dei caseifici acquirenti".
"Ai capi uccisi – conclude Ascolese - si aggiungono i danni causati agli altri animali dal terrore e dallo stato di stress provocato dagli assalti dei lupi, che comportano una ridotta produzione di latte e numerosi aborti”. 

Fonte: Coldiretti Pisa 


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