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Cultura sabato 15 novembre 2014 ore 18:50

I Dissidenti: un libro ambientato all'ex-manicomio

L'autrice è Sara Zelda Mazzini che si auto-intervista e definisce il suo primo romanzo "una storia underground costantemente in bilico tra immaginazione e realtà"



VOLTERRA — E' uscito pochi giorni fa ed è disponibile in versione e-book su varie piattaforme a soli 3,99 euro. 'I dissidenti' è il primo romanzo di Sara Zelda Mazzini, classe 1980, fiorentina d'origine ed ora residente a Monaco di Baviera, che ha scelto di ambientare la sua storia all'ex ospedale psichiatrico di Volterra.
Si tratta di un romanzo "auto-pubblicato", come rivela la stessa autrice sul suo blog: "ho curato io stessa tutti gli aspetti editoriali, oltre a quelli prettamente relativi al lavoro di scrittore". "Poiché ho fatto tutto da sola nella fase di edizione - scrive l'autrice - mi è parso giusto proseguire su questa stessa strada anche in quella della promozione: ecco dunque che procedo ad auto-intervistarmi".
Curiosamente, quindi, è proprio la stessa Sara Zelda (nome d'arte in omaggio a Zelda Fitzgerald) che si pone le domande e si dà delle risposte. 
"Trattandosi di un romanzo fantasy- scrive l'autrice - I Dissidenti narra l’amore tra i due protagonisti da un punto di vista immaginifico, surreale. Ciò non toglie che il loro rapporto sia anche estremamente fisico e carnale". 
Rispondendo alla domanda, posta ovviamente da se stessa nell'auto-intervista, su chi sia "il vero protagonista della storia" Sara non ha dubbi: "l’ex manicomio di Volterra". "Il mio immaginario è strettamente ancorato ai luoghi e senza la suggestione di un ambiente ben preciso non sono in grado di dare alle mie narrazioni quel colore che le contraddistingue - spiega - di notte sogno spesso case o città e sono quelle stesse ambientazioni a costituire una sensazione, quella per cui vale la pena sedersi davanti a un computer e iniziare a raccontare". "Il San Girolamo di Volterra mi ha colpito in pieno viso come uno schiaffo… e non solo - aggiunge - e porto ancora fisicamente addosso i segni, sotto forma di una cicatrice lungo la caviglia, a ricordo della mia prima incursione abusiva tra le sue attuali rovine".

(Potete leggere l'auto-intervista integrale su zeldasroom.wordpress.com )


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