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Attualità mercoledì 18 novembre 2015 ore 08:05

Quando i profughi sono al servizio della comunità

Un messaggio di speranza, integrazione e buona accoglienza: i richiedenti asilo a lavoro insieme agli operai del Comune per essere utili al paese



POMARANCE — “Abbiamo chiesto di poter fare delle attività per avere qualcosa da fare durante la giornata e non stare tutto il giorno in casa a dormire e a pensare, e poi perchè volevamo integrarci, inserirci nella comunità ed essere utili alla popolazione che ci ha accolto”. Lo dice in francese, anche se ormai l'italiano lo capisce abbastanza bene, Koffi Koudiao Hermann, 34 anni, richiedente asilo della Costa d'Avorio accolto a Pomarance in primavera nell'ambito della cosiddetta emergenza profughi. Insieme a Diassoura Inza, che di anni ne ha 26, dal primo di novembre hanno scelto di iniziare a prestare attività di lavoro volontario, affiancando gli operai dell'ufficio tecnico del Comune.

IL LAVORO VOLONTARIO. “E' previsto che svolgano 4 ore al giorno dalle 8 alle 12 – spiega il sindaco Loris Martignoni – ma alle 7 di mattina i ragazzi sono già lì per la riunione operativa insieme ai nostri operai e spesso lavorano fino all'una. Stanno lavorando molto e bene, hanno voglia di partecipare, anche il nostro personale è molto soddisfatto della loro presenza e credo che non ci sia testimonianza migliore che l'integrazione e l'accoglienza sono possibili”.

Hermann e Inza, con indosso la pettorina con scritto 'Volontari per Pomarance' e le divise del Comune, si occupano dello spazzamento delle strade, di verniciare gli arredi esterni, di sistemazione delle aree verdi e di piccole manutenzioni. Anche dai dipendenti dell'Ufficio Tecnico, dopo un momento di iniziale diffidenza, sono stati accolti bene: “ci troviamo molto bene con tutti, non abbiamo problemi, sono tutti gentili e cortesi con noi” raccontano i richiedenti asilo. “Il responsabile dell'ufficio tecnico – illustra Martignoni - mi dice che questo progetto è una delle attività che gli ha dato più soddisfazione da quando è al Comune di Pomarance”.

“Non c'è una retribuzione per le loro attività – aggiunge - poiché la convenzione stipulata con l'associazione Welcome Valdicecina che gestisce l'accoglienza nel nostro Comune, prevede che i ragazzi svolgano volontariato, ma sicuramente come amministrazione a Natale penseremo ad un riconoscimento per loro, anche se non sarà molto ma vogliamo comunque riconoscere loro qualcosa per l'impegno che mettono”.

Non un euro in tasca ai due livoriani, dunque, che però sono ben felici di dare una mano ed in  maniera organizzata grazie al progetto messo in piedi. I ragazzi sono assicurati per poter svolgere questa attività e hanno seguito anche il corso per la sicurezza sul lavoro e le necessarie visite mediche. “I ragazzi hanno chiesto da subito di poter fare qualcosa, è partito tutto da loro – spiega Chiara Molinari dell'associazione Welcome Valdicecina – Ci sono voluti alcuni mesi per preparare la convenzione con il Comune e superare lo scoglio burocratico”.

LE STORIE. Hermann e Inza al momento non possono lavorare. Hanno ricevuto il secondo permesso per richiesta asilo e sono ancora in attesa di essere ascoltati dalla Commissione che deciderà se hanno diritto ad un permesso di soggiorno o meno. Dal prossimo rinnovo del permesso per richiesta asilo, come previsto dalla legge, potranno svolgere attività lavorativa. Un meccanismo che affligge la maggior parte dei migranti accolti sul territorio: lunghe attese per sapere se si potrà restare in Italia. Una attesa che mette a dura prova anche la tenuta psicologica di queste persone che spesso hanno storie drammatiche alle spalle. E' c'è chi come i due livoriani accolti a Pomarance hanno scelto di spendere questo tempo prestando lavoro volontario.

Inza, più giovane e timido, nel suo paese era un meccanico che smontava e vendeva pezzi di ricambio, prima di fuggire, dalla Costa d'Avorio prima e dalla Libia alla volta dell'Italia poi. Hermann, invece, ha studiato scienze naturali all'Università, anche se poi non ha conseguito la laurea. A casa ha la moglie e due figli che sente ogni giorno. Nel suo Paese lavorava in un negozio di computer ed elettrodomestici, è partito per la prima volta nel 2011, poi è tornato a casa, ma a causa di un episodio che lo ha coinvolto e che preferisce non raccontare, è dovuto fuggire di nuovo. Due anni di viaggio dalla Costa d'Avorio all'Italia, attraversando il Burkina, il deserto del Niger, la guerra in Libia e poi il Mar Mediterraneo su un barcone.

L'ACCOGLIENZA. “Da 2 anni ospitiamo a Pomarance, in stretta collaborazione con Welcome, 4 profughi ed il Comune ha messo a disposizione un appartamento – spiega Martignoni – Siamo molto contenti e siamo per una accoglienza di qualità: vogliamo dare ospitalità, fare integrazione e creare di un modello che funzioni”. “La nostra intenzione è proseguire con questa esperienza – aggiunge - La convenzione con la Prefettura scade a dicembre, ma vogliamo rinnovarla e probabilmente accogliere anche più persone, fino a una decina, come previsto per il nostro territorio in base al numero dei nostri abitanti. Stiamo pensando come amministrazione a valutare questa possibilità, ma l'importante è che si continui a lavorare con piccoli numeri e con qualità come fatto finora”.

Oltre all'assistenza sanitaria, legale e ai bisogni primari, i richiedenti asilo svolgono corsi di italiano, fanno corsi di formazione e altre attività.
E con il lavoro volontario, come spiega l'assessore al sociale all'istruzione Camilla Sguazzi anche “una occasione ulteriore di arricchimento reciproco, sia per il Comune che per i richiedenti asilo”. 

Alessandra Siotto
© Riproduzione riservata


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