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Attualità mercoledì 12 agosto 2015 ore 06:55

Salina: servono investimenti perchè non chiuda

Una situazione difficile fra le concessioni minerarie, impianti da ammodernare e Atisale in amministrazione controllata che blocca l'accesso al credito



VOLTERRA — Ad agosto solo una parte dello stipendio, a settembre forse neanche quello. Bisogna fare presto per evitare la chiusura della ex salina di Stato e salvare i 40 posti diretti dello stabilimento dove si produce il sale più puro d'Italia. Un compito non semplice e servono diversi milioni di euro per mantenere in vita una realtà produttiva ormai in mano privata dopo la fine dei Monopoli. A fronte di una risorsa che da sempre caratterizza il territorio di Volterra, a cui l'abitato di Saline deve il suo nome.

LO STABILIMENTO. La "salina di Volterra si sviluppa su un area di 65mila metri quadrati, divisi in 10 stabili e produce circa 150mila tonnellate all'anno di sale ricristallizato destinato alla produzione di pastiglie e all'industria agro-alimentare", come spiega il sito dell'azienda.
In via delle Moie Vecchie, anche nello stabilimento progettato da Nervi, arriva la salamoia, composta da acqua e sale: l'estrazione dai giacimenti sotterranei, da una zona di quasi 2mila ettari con una profondità che va dai 100 ai 200 metri, viene effettuata da Solvay. I giacimenti sotterranei vengono allagati con acqua dolce che, sciogliendo il sale, si trasforma in una soluzione salina concentrata.
Questa salamoia viene quindi lavorata negli impianti: depurata a 80 gradi centigradi, poi cristallizzata a più alte temperature fino a far evaporare l'acqua e diventa sale, con una purezza minima del 99 per cento e per questo definito il più puro del Paese.
Un processo di lavorazione che implica costi alti da un punto di vista energetico, circa 5 i milioni spesi lo scorso anno dall'azienda. Sembrano troppi affinchè resti competitiva sul mercato.

IL PASSATO. Le miniere di sale erano conosciute e sfruttate fin dal tempo degli etruschi, e sono sempre state una risorsa vitale per il territorio, tanto che il Granduca Leopoldo nel 1700 incrementò la produzione costruendo nuovi stabilimenti e sancendo la nascita dell'abitato di Saline di Volterra.
In tempi più recenti, la salina, che era sotto il controllo statale, venne privatizzata. Con la fine dei Monopoli la società Atisale S.p.A. costituita nel 1994 e controllata inizialmente al 100 per cento dai Monopoli di Stato, è dal febbraio 2003 di proprietà della Società Salapia Sale s.r.l. di Margherita di Savoia (Foggia) e quindi privata.
Atisale, dunque, era subentrata ai Monopoli e nel 2014 ad acquisire li 75 per cento della proprietà della salina è stato Locatelli, che nel bergamasco si occupava di raffinare il sale importato dall'estero che veniva lavorato e poi venduto.

LA CRISI. Si parla di uno stabilimento in perdita di circa 100mila euro al mese e che a fine settembre sarà in grossa difficoltà.
“Atisale Locatelli per effetto di mancato cash flow e quindi di liquidità questo mese darà solo un anticipo sugli stipendi – ha spiegato il sindaco di Pomarance Loris Martignoni – E' in grossa difficoltà per un insieme di condizioni, perchè le concessioni minerarie sono intricate, perchè dentro c'è una società (AtiSale nrd) che è in amministrazione controllata e che ha fatto bloccare i crediti bancari, perchè il prodotto che seppure più se ne fa e più su ne vende, ha un prezzo di mercato all'interno del quale non rientra il costo energetico e quindi bisogna trovare delle soluzioni”.
Una situazione intricata, dunque, con le concessioni minerarie, un impianto da ammodernare e una società in amministrazione controllata che ostacola l'accesso al credito.
“Non sarà semplice trovare investimenti anche perchè si tratta di imprese private – ha illustra il sindaco di Volterra Marco Buselli - ci vuole qualche milione di euro, soprattutto per ripartire nell'immediato: il problema è nel breve periodo perchè il fatturato hanno già iniziato a risanarlo. Ma è chiaro che la salina non la possiamo salvare noi sindaci, come in altre situazioni, ci vuole un impegno da parte della Regione e del governo”.

IL PIANO INDUSTRIALE. Il business plan è già stato presentato alla Regione e le prospettive ci sono: il prodotto ha mercato, ma il problema sono gli investimenti necessari per ammodernare le strutture e far rimanere l'azienda competitiva.
Per ridurre i costi energetici devono essere sostituiti alcuni impianti, come i vaporizzatori, installandone di nuova generazione, con l'obiettivo di dimezzare le spese per l'energia ed essere più concorrenziali sul mercato.
Intanto, è stato fatto un lavoro, grazie al supporto delle istituzioni, per il riconoscimento dell'azienda come energivora: lo Stato restituirà, dei circa 5 milioni che ha speso l'anno scorso, circa 700mila euro.
“E' stato presentato il piano industriale e deve essere la Regione a fare la regia – ha detto Martignoni - trattandosi di una industria tutta italiana, trattandosi di concessioni, la Regione deve stabilire una strategia e noi possiamo essere d'aiuto”.

LE IPOTESI. Serve dunque un investitore, qualcuno che metta i soldi che servono per rilanciare lo stabilimento, in sostanza. Potrebbe essere un nuovo soggetto privato, potrebbero essere le banche.
Fra le ipotesi c'è anche l'acquisizione da parte di Cosvig, il Consorzio per lo sviluppo delle aree geotermiche, società pubblica di cui fanno parte i 18 Comuni e che ha già compiuto un esperimento di successo di questo tipo con il laboratorio per la prova di turbine che ha acquistato da Enel a Sesta.
Tuttavia l'ipotesi sarebbe poco probabile: un incontro che si è già svolto tra Cosvig e Regione per la salina ha dato esito negativo e per di più, trattandosi di un soggetto pubblico, Cosvig non potrebbe entrare in società con Locatelli, ma dovrebbe acquisire la saline interamente.
Altrettanto improbabile sembrerebbe l'inserimento della Solvay. Al colosso belga che opera nel settore chimico e delle plastiche e che ha sfrutta le concessioni minerarie di Saline, non interesserebbe il business di sale.
Il sindaco Buselli ha anche ipotizzato che dalla Regione si potrebbero utilizzare per la salina i fondi che Solvay avrebbe dovuto mettere sull'invaso di Puretta per la risorsa idrica, pari a 4milioni e 500mila euro.
In poco tempo, comunque, bisognerà trovare una soluzione. “Ho chiesto un incontro urgente alla Regione – ha spiegato Buselli – siamo in contatto e l'Ufficio distaccato della Presidenza della Regione Toscana aperto a Volterra per seguire la vertenza della Smith, nella figura di Paolo Tedeschi, si sta occupando anche della questione relativa allo stabilimento del sale”.

Alessandra Siotto
© Riproduzione riservata


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