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Attualità giovedì 26 novembre 2015 ore 18:20

Successo dei volterrani al premio per Matilde

I ragazzi del Carducci del progetto Montag si sono classificati primi alla manifestazione in memoria della studentessa di Piombino Matilde Minichino



VOLTERRA — Ancora una affermazione della passione per la lettura e della creatività degli studenti che partecipano al progetto Montag dell'istituto Carducci di Volterra: un gruppo di loro si è classificato primo nella terza edizione del Premio LiberAmente. 

LIBERAMENTE. Il premio, che si è svolto sabato 21 Novembre, è promosso dall’I. S.I.S. Carducci-Volta-Pacinotti di Piombino con il patrocinio del Comune della città, il sostegno di Soroptimist e Mediolanum, in ricordo di Matilde Minichino, la studentessa diciottenne del liceo classico scomparsa prematuramente nel gennaio 2013.

La manifestazione, nata dal desiderio dei compagni di classe della ragazza di tenere vivo il suo ricordo attraverso una delle sue più grandi passioni, la lettura, costituisce per i ragazzi un approccio piacevole e non tradizionale al libro. Il libro inteso quindi come luogo di confronto con gli altri e di gioco, e non più solo di studio ed arricchimento individuale

Il concorso prevede un gioco a squadre in cui gli studenti si confrontano su un testo, che varia di anno in anno, e sul tema in esso contenuto, con sfide di vario tipo che li mettono alla prova in vari ambiti e settori comunicativi (letteratura, musica, cinema, scrittura creativa). Il libro scelto per la terza edizione era "Parti in fretta e non tornare" di Fred Vargas. 

Il gruppo volterrano di Montag ha partecipato con cinque studenti di diversi indirizzi, Classico, Scientifico, Scienze Umane: Alessandro Pucci, Mara Santi, Giulia Gargiani, Alice Vanni e Irene Garfagnini; a loro è andato il primo premio, un buono per acquisto libri del valore di 500 euro.

Congratulazioni vivissime da parte del dirigente dell’I.I.S. “Carducci” e dall’intero Istituto, "con l’augurio di continuare a coltivare sempre la passione per la lettura e per la scrittura, nel percorso di formazione e di vita che ognuno farà dopo il Liceo".

VITTORIA. Ecco come Alice Vanni, una ragazza di Montag, racconta questa esperienza.
"Mesi e mesi fa il professor Bertini ha proposto a cinque di noi del laboratorio Montag un concorso in trasferta all'ISIS Carducci-Volta-Pacinotti di Piombino. La cosa ci sembrava talmente lontana e fuori dalle nostre corde che nemmeno le abbiamo dato peso. Quindi la scuola è finita, l'estate è volata e ci siamo ritrovati gli ultimi giorni di Ottobre con un messaggio che diceva che il 21 del mese successivo avremmo veramente partecipato a "LIBERaMENTE - premio Matilde Minichino", il concorso di lettura/letteratura in memoria di Matilde appunto, una ragazza del suddetto liceo che non ha avuto abbastanza tempo per amare tutti i libri e l'arte che ha sognato, né per scrivere tutte le parole che avrebbe voluto. 
Ma torniamo a noi.Panico! Cosa vogliono da noi? Quali quiz? Libro? Che libro? Ah sì, Fred Vargas "Parti in fretta e non tornare"! Vargas è una donna!? No, ragazzi ritiriamoci io non ho mai letto un giallo! Quando studiamo? Che film? Che canzoni? Sulla peste, i polizieschi e Parigi? Panico!

Okay, riordiniamo: il concorso ruotava su questo libro, "Parti in fretta e non tornare", un giallo noir di Fred Vargas, che sì, è davvero una donna. Non vorrei svelarvi troppo, un libro si gusta se ti fai prendere per mano dal narratore, se sai già dove arrivare perde un po' di fascino. Quindi soltanto questo: la peste, la morte nera, il flagello di Dio, insomma lei, sta terrorizzando Parigi e il commissario Adamsberg, lo spalatore di nuvole, vuole sapere la verità. Per cui le varie prove presupponevano una conoscenza del testo, dell'autrice, della peste nel cinema, nella musica e nei libri, del genere giallo nel cinema, nella musica e nei libri. Per noi si presentavano più come prove di coraggio che prove di conoscenze. 

Nonostante questo siamo scesi in questo singolare campo di battaglia, fieri delle nostre (mega)magliette che la scuola ospitante ci aveva appena dato, con scritto sul fianco "MONTAG". Ci siamo seduti al nostro tavolo in formazione Garfagnini - Gargiani - Pucci - Santi - Vanni, col nostro uomo al centro per farci da voce e un pulsante rosso a portata di tutte le mani. Sembrava un film adolescenziale americano, dove le scuole organizzano gare di qualsiasi cosa, tipo "High School Musical" o "Mean Girls" (le ragazze sapranno di cosa parlo). Parte la gara, il pulsante si preme male, quattro squadre sono super preparate, noi ed un'altra squadra siamo più spaesati che pronti, qualcuno non capisce quando premere, se premere e cosa dire. Ecco, s'inizia bene. In realtà dopo le prime domande e qualche uscita fantasiosa del nostro front-man Alessandro ci rendiamo conto che sappiamo le risposte, conosciamo i film e le canzoni di cui non conosciamo il titolo non sono un problema, abbiamo abbastanza fantasia per inventarcelo. Ad esempio "Din don amore", che non è un grande titolo, ma tentar non nuoce! Questo stesso genio ci fa guadagnare altri 4 punti con l'acrostico 'A Delitto Attuato Mai Sbaglia Bersaglio E Ristabilisce Giustizia'. In definitiva, arriviamo alla fine delle prove con 25 punti e con alle calcagna a 24 punti la squadra di casa "Librorum Pestis" (e con un po' di stupore). Ci manca soltanto il punteggio della prova di scrittura creativa che ha fatto Irene. Per farla breve siamo nelle sue mani, anzi nella sua penna. Quando Irene spiega che cosa ha scritto al "presentatore" lui rimane pressoché indifferente, forse per lui è uno scritto troppo banale. No, Irene che scrive male, che scrive qualcosa di banale non esiste. 

Classifica: partiamo dal terzo, non siamo noi, il secondo sono i Librorum Pestis con nove punti. Okay, abbiamo perso, bravi ragazzi, divertentissimo, non importa. Ma arriva ad annunciare il primo posto: Montag, con dieci punti. Urla selvagge di Giulia e Mara, competitive anche quando si pettinano, io ed Alessandro con le mani alzate, Irene a bocca aperta. Abbiamo vinto! 

Quando Irene legge il suo testo nessuno dice una parola, infatti, non ha scritto niente di banale. Ha descritto la peste del ventunesimo secolo che infetta tutti, soprattutto i ragazzi, i giovani. Sta parlando dell'omologazione. Di questa peste dell'accettazione pubblica che tutti ricercano, attraverso indumenti tutti uguali, abitudini tutte uguali, foto tutte uguali sugli stessi social (...) Questa iniziativa, i sogni di Matilde, la letteratura, l'arte in ogni forma, curano questa peste. Montag cura questa peste.Credo che se abbiamo vinto è anche perché un po' ci hanno già guarito i nostri professori".

OMOLOGAZIONE. Di seguito il testo di scrittura creativa di Irene Garfagnini che è stato determinate nella vittoria dei ragazzi di Montag.

[Incipit: Lorenzo, durante l’ora di matematica, inizia a fantasticare e disegna delle linee sul quaderno che sembrano comunicargli qualcosa. Lorenzo non aveva mai creduto alla magia ma…]

Ma a quanto pare qualcosa in quelle righe casuali gli fece cambiare idea. Sembravano presagire qualcosa. Non una catastrofe di carattere mondiale, no. Era qualcosa di più subdolo, più scaltro. Qualcosa che si sarebbe insinuato in tutte le case, uccidendo l’anima ma non i corpi. Infatti quei segni che Lorenzo aveva disegnato si intricavano tra loro, ed erano tutti uguali. Stesso spessore, stesse curve, tutti incatenati gli uni agli altri. Lorenzo aveva disegnato la peste del XXI secolo, era l’omologazione. Stesso spessore morale, stesse curve del corpo, tutti incatenati gli uni agli altri. Così i ragazzi tornavano da scuola nei loro jeans strappati e togliendosi le solite Converse dicevano ai genitori che era andata…normale. I ragazzi affetti dalla peste si erano annientati. La cosa che distingueva questa epidemia dalle altre era il fatto che questa non spaventava nessuno. Era più furba di quelle del passato. Lorenzo però si spaventò a quella rivelazione. Si accorse che anche lui era affetto perché nessuno si salva. Inorridì all’uscita da scuola davanti ai compagni che calpestavano i cadaveri delle loro personalità. “Una cura ci dovrà pur essere” pensò. Capì però che la cura non sarebbe arrivata dall’alto, come in passato, perché all’ “alto” il morbo serviva. Serviva eccome. Gli automi si controllano meglio. Allora andava sviluppata tra chi ne era affetto, c’era bisogno di riprendersi in mano, ed ognuno doveva rialzare sé stesso e aiutarsi a guarire. Fu il primo, Lorenzo, a cambiare. Ma non cambiò il modo di vestire o camminare, non è quello ciò che uccide. Cambiò il modo di guardare le cose, di filtrarle e percepirle, cambiò il modo in cui leggeva un libro o vedeva un film. Così iniziò a svilupparsi la cura, e ai piani alti, quelli di controllo, la terra tremò.


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