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Attualità venerdì 05 giugno 2020 ore 17:45

Riaperti i centri diurni in Valdicecina e Valdera

Per limitare la diffusione del Covid previsti piccoli gruppi di lavoro e attività a giorni alterni. Test sierologici e tamponi per utenti e operatori



PONTEDERA — Dal 1 giugno in alta Valdicecina e in Valdera i centri diurni hanno potuto riaprire e tornare lentamente alla normalità. I centri diurni svolgono la loro attività durante tutto l'anno e non vanno confusi con i centri estivi, che invece potranno aprire dal 15 giugno.

Nei centri diurni i ragazzi sono accolti a giorni alterni e le attività vengono garantite attraverso un’organizzazione in piccoli gruppi e, in caso di utenti con elevata complessità assistenziale, è stata adottata una modalità di interazione ospite-operatore in rapporto uno a uno.

"In vista della ripartenza - hanno spiegato da Ausl - a garanzia della salute dei ragazzi e degli operatori, sono stati effettuati test sierologici agli utenti e tamponi naso faringei a tutti gli operatori, mentre in parallelo è stata avviata la necessaria rivalutazione dei singoli progetti individualizzati e dei bisogni di salute espressi dalle famiglie e dai ragazzi. Inoltre, per far fronte agli interventi domiciliari e alle attività da remoto, sono stati rimodulati i diversi percorsi tenendo conto di eventuali servizi complementari da avviare".

A causa del Coronavirus, i centri diurni, i progetti attivi in Alta Valdicecina-Valdera, le strutture sociosanitarie e socioeducative e di socializzazione a ciclo semiresidenziale per persone con disabilità psicofisica o plurima, hanno subito una chiusura improvvisa, trovandosi di conseguenza ad affrontare forzatamente l’isolamento sociale che ha aggravato i problemi di tante famiglie con figli disabili: "L’emergenza sanitaria è stata anche sociale, pertanto si è reso indispensabile dover avviare azioni di supporto e sostegno di tipo socioeducativo valutando, situazione per situazione, i possibili interventi da realizzare. Una modalità unica e indispensabile si è rivelata essere quella da remoto tradotta nel contatto telefonico, nella videochiamata e negli spazi virtuali. Inoltre sono state attivate anche le forme di video e smart welfare orientate a criteri di flessibilità, creatività e innovazione. Questo tipo di lavoro ha fatto emergere una grande capacità di resistenza e resilienza da parte delle famiglie dei ragazzi disabili che si sono riscoperte veri e propri elementi di forza".

"Grazie a tutto il percorso costruito e apprezzato durante la cosiddetta “fase 1” - hanno concluso da Ausl - l’aspetto innovativo della riapertura, elemento “sfidante”, è rappresentato dal riuscire a far svolgere le attività mantenendo il distanziamento sociale, a persone con grave disabilità, per le quali il contatto fisico è importante non solo dal punto di vista cognitivo ma soprattutto emotivo".


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