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Cultura sabato 14 gennaio 2017 ore 06:30

Il pantheon etrusco

Prestiti divini e new entry teologiche. La religione dell’antico popolo si basava su influenze di diverse civiltà tra cui anche quella greca



VOLTERRA — Rispettosi e sottomessi al volere divino, gli Etruschi erano un popolo di devoti e fedeli osservanti. Ma a chi rivolgevano le proprie preghiere i Rasenna?

Il loro pantheon era particolarmente affollato e cosmopolita. Comprendeva, infatti, oltre alle divinità di origine etrusca (come Voltumna e Vanth) anche quelle derivanti dalla contaminazione della cultura ellenica e da civiltà precedenti a quella greca. Troviamo, così, nomi già noti “tradotti” nella lingua dei Tirreni: Tinia (corrispondente a Zeus), Uni (Era) Menrva (Atena), Fufluns (Dioniso), Hercle (Eracle), Nethuns (Poseidone) e Turms (Ermes). Non mancano, inoltre, demoni e spiriti maligni che, secondo la credenza etrusca, avrebbero incontrato i defunti nel regno dell’oltretomba. Charun che, come Caronte, accompagnava le anime nell'aldilà, dotato di ali, di becco e di orecchie a punta. Tuchulcha raffigurato con bocca simile a quella degli uccelli, ali e serpenti sulla testa.

Ma rappresentare gli dèi, dando loro un aspetto, non è una caratteristica stabile della visione oltre tombale dell’antico popolo. Nella fase iniziale della civiltà, infatti, gli dèi erano entità senza forma, spiriti indefiniti che raramente manifestavano la propria presenza. Solo durante l’influenza della cultura ellenistica assunsero sembianze antropomorfiche. Queste forme di sincretismo teologico dettero origine a un universo sacro complesso e contrastante. La sfera religiosa implicava, dunque, la convivenza di tradizioni antiche e di ritualità introdotte e diffuse da civiltà vicine che si stavano imponendo nelle zone geografiche comuni.

Per manifestare la propria fede e riconoscenza edificarono templi che, costruiti sia nelle città sia in luoghi poco frequentati, divennero i riferimenti di culto più importanti e, quindi, più conosciuti dagli antichi progenitori. La fama di questi veri e propri centri di devozione, spesso, si diffondeva oltre i confini di una civiltà per diventare punto di riferimento di tutti i popoli dell’area mediterranea.

La “Bibbia” degli Etruschi era l’opera che i Romani avevano definito Etrusca Disciplina, un insieme di riti e di pratiche che stavano alla base dei rapporti con le divinità.

Viola Luti
© Riproduzione riservata


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