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Attualità domenica 27 novembre 2016 ore 10:30

La favola dell’Ombra della Sera

L'Ombra della Sera

Quando il patrimonio artistico locale è scoperto e valorizzato da studiosi stranieri



VOLTERRA — Sembra un caso, ma forse non lo è, che le leggende sul ritrovamento dell’Ombra della Sera vedano opporsi due diversi realtà culturali e nazionali. Nella loro diversità, infatti, ogni racconto ha dei tratti comuni con gli altri.

Ma andiamo per gradi. Come una fiaba, l’esordio prevede una situazione di equilibrio (passeggiata nella campagna o nelle vie cittadine); subentra, poi, una complicazione (pioggia torrenziale, il bastone da passeggio che si rompe) che dà inizio alle peripezie del protagonista. Ma, grazie alle sue abilità, alla fine, riuscirà a ristabilire la condizione iniziale di stabilità.

Proprio come nell’analisi narratologica di Vadimir Propp, i personaggi hanno dei ruoli fissi: protagonisti sono studiosi stranieri (un archeologo francese, un esperto tedesco) che rappresentano il sapere, e, “antagonisti” sono la gente del posto (un contadino volterrano, un falegname fiorentino) espressione del pragmatismo e dell’inconsapevolezza. La distinzione tra bene e male, in queste leggende è rappresentata dai concetti antitetici cultura-ignoranza. Una divisione manichea, non espressamente evidenziata, ma che si sviluppa implicitamente in tutto il tessuto narrativo.

Infatti, l’aiutante invisibile, e quindi davvero magico, è la cultura, ciò che permette di osservare ciò che gli altri non riescono a vedere. E, per converso, il vero nemico è rappresentato dall’ignoranza, quella patina intangibile che non consente di comprendere il valore di ciò che abbiamo.

L’utilizzo inconsapevole dell’oggetto etrusco, oltre a indicare la sovrabbondanza di una zona ricca di testimonianze antiche, sottolinea come la gente del posto fosse distratta e, contemporaneamente, “assuefatta” da questi tesori. Il plot fantastico sembra anticipare la tendenza, tipicamente italiana, a sottovalutare il patrimonio artistico e culturale che possediamo. Sono, infatti, studiosi e visitatori stranieri a comprendere l’entità e l’importanza dei nostri beni.

Così, come ogni fiaba che si rispetti, anche le leggende volterrane hanno un loro lieto fine: a seguito dell’agnizione, l’oggetto prezioso potrà, alla fine, essere valorizzato e ricoprire il ruolo che gli spetta.

Viola Luti
© Riproduzione riservata


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