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Assemblea Smith: gli scalpelli restano a Saline

I lavoratori hanno deciso di non togliere il blocco delle merci in uscita, come invece richiesto dall'azienda che ha paventato la messa in libertà

Fumata nera. O bianca. Dipende da come si interpreta la decisione arrivata dall'assemblea dei 193 dipendenti della Smith Bits di Saline di Volterra che si è conclusa poco fa. I lavoratori hanno deciso all'unanimità di far rimanere il blocco, nonostante la comunicazione ricevuta dall'azienda che ha paventato la possibilità di mettere i lavoratoti in libertà, a casa e senza stipendio, se gli scalpelli pronti non lasceranno lo stabilimento di via Traversa.

Una assemblea dai toni a tratti anche accesi che però ha visto compattarsi i lavoratori ed alla quale hanno partecipato oltre alle rsu dello stabilimento, anche il segretario regionale della Fiom Massimo Braccini, quello provinciale Marcello Franchi, quello della Cgil pisana Gianfranco Francese e Claudio Garzotto della Fim.

"Gli scalpelli non escono in virtù del fatto che non abbiamo avuto nulla di concreto dall'azienda in questa trattativa - spiega la rsu Luciano Soldi - La nostra forza è l'unione e ad oggi da parte dell'azienda non è stata ancora tolta la mobilità, nè presentato il piano industriale".

"La scelta dell'assemblea di far rimanere il blocco - aggiunge la rsu Andrea Pagni - è finalizzata esclusivamente alla salvaguardia dei posti di lavoro. Noi non avevamo altra scelta, ora vedremo se l'azienda effettivamente collocherà in libertà lavoratori che stanno lottando per la difesa del loro posto di lavoro e sui quali incombe la procedura di mobilità mai ritirata". 

La richiesta da parte dei lavoratori è piuttosto chiara: "si ritiri, anche temporaneamente, la mobilità, che potrà poi eventualmente essere riaperta qualora rifiutassimo il piano industriale", precisa lo stesso Pagni. "Noi siamo disposti a fare un passo indietro e far uscire i prodotti - prosegue - solo se si riporterà la trattativa ad un livello paritario fra noi e l'azienda". 

"I vertici dovevano aspettarsi la nostra protesta - aggiunge Pagni - perchè la scelta del blocco è finalizzata a ricevere un segnale di apertura più forte nella trattativa che ad oggi non c'è. Ad esempio lo scalpello biconico che doveva lasciare l'azienda il 12 maggio, e che uscì l'indomani a causa dello sciopero per la foto negata, è arrivato in ritardo non per colpa dei lavoratori, ma a causa di responsabilità manageriali. Noi avevamo comunque rispettato i tempi di consegna, ma il prodotto è giunto a destinazione comunque in ritardo ed è lì inutilizzato da allora, ancora imballato".

Ora resta da capire se e quando l'azienda avvierà la procedura per la collocazione in libertà di tutto i dipendenti.