Attualità

Diatriba su Ladri di biciclette

Il film, trasmesso al teatro Persio Flacco, scatenò uno scontro su carta stampata tra un giornalista de L’Araldo e il seggio dell’Accademia dei Riuniti

Il cinema, come ogni forma artistica, divide o unisce le critici e opinione pubblica. Negli anni del secondo dopo guerra, però, la demarcazione tra le diverse scuole di pensiero era ancora più netta. La componente ideologica, infatti, condizionava, più o meno inconsciamente, le opinioni, offuscando spesso il valore delle opere giudicate. È quello che accadde a Volterra nel 1949, quando, la proiezione al teatro Persio Flacco di Ladri di biciclette suscitò uno scontro acceso tra gli abitanti. Diatriba che, non si limitò alle polemiche o ai litigi da bar, ma che coinvolse anche la carta stampata. Sull’edizione numero 39 de L’Araldo del 2 ottobre, infatti, il film, che valse il Nastro d’argento e targa benemerenza a Vittorio De Sica, fu definito “immorale, lurido e falso, di aperta propaganda comunista”, e furono accusati i componenti del seggio accademico dei Riuniti di aver “ridotto il teatro cittadino a strumento di propaganda politica e di faziosità”. La risposta non tardò ad arrivare e, sulla Nuova Etruria del 15 ottobre, fu sottolineata l’universalità della pellicola che trascendeva gli schieramenti e metteva l’accento sulle condizioni di miseria e di disagio in cui la nazione versava a causa della guerra. Così, i sostenitori del regista italiano, oltre a rivendicare la straordinaria e malinconica poesia dell’opera, utilizzarono la storica frase di Gogol: “Non è colpa dello specchio se i vostri nasi sono storti”.

Come spesso accade, poi, il tempo ha contribuito al ristabilimento della ragionevolezza, al punto che oggi Ladri di biciclette è ritenuto una pietra miliare del cinema.