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"La soprintendenza salvi la Pieve"

Il Comune ha scritto all'ente chiedendo di ordinare al proprietario la messa in sicurezza dell'antica struttura e di adoperarsi per acquisistarla

La Pieve di San Dalmazio

L'antica Pieve di San Dalmazio: un gioiello storico e architettonico che rischia di sgretolarsi fra le mani inesorabili del tempo. Un logorio tanto più ineluttabile in quanto non ostacolato da interventi di manutenzione o restauro. Per questo il sindaco Loris Martignoni ha deciso di rivolgersi direttamente alla Soprintendenza archeologica delle belle arti.

Il primo cittadino ha chiesto all'ente di ordinare al proprietario la messa in sicurezza dell'edificio: "I resti di questa antica pieve - scrive Martignoni - che si trova nei pressi della frazione del nostro Comune, versano in una condizione di estremo abbandono e di precarietà strutturale, nonostante siano vincolati dal Codice dei Beni culturali (numero fascicolo 184). Tali resti insistono su un terreno di proprietà privata".

"Prima che andasse distrutta nel XIV secolo, la Pieve era una delle più antiche della Diocesi e se ne ha notizia fin dal 954 - ricorda il primo cittadino. - Al momento restano solo ruderi della facciata in stile romanico normanno".

L'Amministrazione comunale dichiara di avere provato più volte a coinvolgere l'attuale proprietario per trovare una soluzione condivisa, ma che ogni tentativo è stato vano. "Chiediamo alla Soprintendenza di mettere in azione tutte le necessarie operazioni di somma urgenza e di ordinare al proprietario il restauro e la messa in sicurezza del luogo - prosegue il sindaco. - Chiediamo inoltre di adoperarsi per l'acquisizione del bene al patrimonio pubblico, anche in ragione del fatto che l'attuale proprietà non ha mai fatto alcun intervento a tutela dello stesso".

"Vogliamo restituire alla comunità di questa Pieve in modo che non venga perduta una testimonianza così importante del nostro patrimonio - conclude Martignoni. - L'amministrazione comunale è pienamente disponibile a collaborare con la Soprintendenza per il raggiungimento di questi obiettivi e a contribuire, anche economicamente, al restauro del monumento qualora divenisse di proprietà pubblica e visitabile liberamente".