Attualità

La Volterra degli anni ’50 nelle pagine di Bianchi

È stato presentato a Palazzo dei Priori il libro, ambientato in città, di Alessandro Bianchi. Il titolo è 'Francesco giocava con le bambole'

Una storia nata dai contrasti, dall’opposizione manichea tra realtà distinte e diametralmente opposte, ma complementari. Un universo che prende vita dalla polarità dei suoi elementi e che, allo stesso tempo, ne è regolato. Il binomio follia-normalità, generato dal prevalere dell’ignoranza sulla cultura, da quelle credenze popolari che, radicate nell’immaginario collettivo, diventano “scienza”, verità inconfutabili. Ed è proprio partendo da questi luoghi comuni che nel padre del protagonista del romanzo-verità di Alessandro Bianchi matura l’idea che il figlio che giocava con le bambole andava corretto.

A implicare il ricovero del bambino in una struttura manicomiale per riportarlo alla “normalità” concorrono i rappresentanti di quelle istituzioni che sarebbero chiamate a difendere i diritti dell’uomo: il padre, il maestro e il prete. La vicenda si svolge, in Toscana, nei primi anni Cinquanta quando la minorità, vista da Kant come incapacità di servirsi del proprio intelletto e di superare i pregiudizi, non era stata ancora sconfitta o indebolita. Sullo sfondo delle contrapposizioni storiche, del periodo in cui il libro Francesco giocava con le bambole è ambientato, ci sono i contrasti radicali fra cambiamento e conservazione, tra libertà di pensiero e pregiudizio, tra tolleranza e persecuzione cieca.

Volterra racchiude in sé due realtà antitetiche: la calorosa accoglienza degli abitanti e il freddo distacco del personale ospedaliero. Contribuiscono alla verità del testo la patina dialettale dei dialoghi e la contrapposizione tra la lingua spontanea e quella specialistica della vecchia psichiatria che sembra legittimare ciò che non è oggettivamente accettabile e istintivamente concepibile. La medicina non come cura ma come causa di malattie, i pazienti individuati non come ammalati ma come creature colpite da malesseri imbarazzanti e vergognosi che sembrano rimandare a concetti medievali. I sintomi venivano, infatti, interpretati come il segno della vittoria del demonio e della distanza di Dio. Fattori che hanno contribuito alla perdita della dimensione umana dei ricoverati, visti come corpi senza anima.

Nell’alternanza di piani temporali tra presente e passato, nella difficile convivenza con le assenze che diventano realtà concreta, il protagonista riuscirà a raggiungere un proprio equilibrio solo quando avrà ritrovato il fratello malato e gli avrà donato il gioco che gli era stato negato, restituendogli così l’infanzia e l’identità violata.

Alla presentazione, che si è svolta lunedì 10 aprile a Palazzo dei Priori, sono intervenuti lo scrittore/l’autore di Francesco giocava con le bambole Alessandro Bianchi; il sindaco di Volterra, Marco Buselli; e Angelo Lippi, docente universitario e responsabile dell'Area Funzionale sociale della zona socio-sanitaria di Volterra e della Azienda USL 5 di Pisa, dal 1994 al 2003.