Attualità

Il privilegio del silenzio

A differenza delle grandi città, tramontato il sole, sul colle regna la quiete. Spenti rumori e schiamazzi, il protagonista indiscusso è il silenzio

“Sembrava come se le strade fossero assorbite dal cielo, e la notte erano tutte in aria”. Dopo il tramonto, il volto di Volterra si trasforma e, come nel romanzo Il nostro comune amico di Charles Dickens, la profondità del buio, quasi fosse un sipario teatrale, si cala sulla città.

Le saracinesche si abbassano, le luci si affievoliscono, i rumori svaniscono e, mentre la folla lentamente scompare, la notte si manifesta in tutta la sua suggestione, diventando così l’unica vera presenza.

Evento scontato perché quotidiano, paga le conseguenze della sua prevedibile ripetitività attraverso l’indifferenza dello sguardo umano. Ma, se analizzato nelle diverse realtà urbane, assume i caratteri di un privilegio moderno.

Schiamazzi incontrollati, urla improvvise e frastuono intermittente. I rumori delle grandi città non si arrestano con il calar del sole. Il sottofondo musicale che accompagna e scandisce i rintocchi notturni è, infatti, l’incubo, concreto, a tutti gli effetti, di coloro che cercano di dormire.

L’oscurità, preannunciata e attesa, non arriva mai e, con l’avvento delle tenebre, la speranza del silenzio ogni sera viene disattesa. A Volterra sembra, invece, realizzarsi l’auspicio espresso da Mario Rigoni Stern: “Nella vostra vita vi auguro almeno un blackout in una notte limpida”. La notte tacita, infatti, non implica mai la fine del pensiero, ma contiene l’invito all’ascolto e alla riflessione interiore.