Attualità

Una carovana di legalità per dire no alla mafia

Il viaggio attraverso l'Italia e l'Europa per promuovere i diritti, la giustizia sociale e la legalità democratica farà tappa anche a Castelnuovo

E' partita da Reggio Calabria il 10 giugno l'edizione 2015 della Carovana Internazionale Antimafie, promossa da Arci, Libera, Avviso Pubblico, Cgil, Cisl e Uil. Nata nel 1994 su iniziativa di Arci Sicilia, la Carovana continua da 21 anni ad essere un grande laboratorio itinerante contro la criminalità organizzata e quest'anno il tema scelto è  "Le periferie al centro". Non tappe nelle grandi città, dunque, e fra le periferie c'è anche il paese di Castelnuovo Val di Cecina, dove la carovana arriverà per la prima volta domenica 28 giugno.

Partita dalla Calabria, ha attraversato la Basilicata, la Campania, il Lazio, l'Umbria, le Marche, l'Emilia Romagna fino in Toscana, per concludere la prima parte a Bruxelles il 30 giugno e ripartire di nuovo a settembre nel resto d'Italia e poi in Belgio, Spagna, Malta, Romania, Germania, Francia. In mezzo, fra te periferie toccate, anche la tappa di Castelnuovo, dove il tema scelto per la giornata è 'Legalità: anima, mente e corpo della civiltà'.

L'evento, patrocinato dal Comune e realizzato con l'impegno dei volontari dell'Arci di Castelnuovo, prenderà il via domenica alle 16,30 con l'accoglienza della Carovana in Piazza XX Settembre con il saluto del sindaco Alberto Ferrini.

Alle 17 si terrà l'incontro con le comunità dell’Alta Val di Cecina: dopo l'intervento di Francesco Gherardini dal titolo Il nostro territorio e le sue problematiche, sarà presentato il progetto della Carovana Antimafia con Le periferie al centro, prima dell'intervento di Basilei della CGIL di Pisa.

A seguire la festa si animerà dalle 18,30 con la musica in Piazza de Il Sistema Lunare, prima di una apericena musicale, sempre al circolo Arci in piazza XX settembre.

Un evento importante per parlare del ruolo e dei problemi delle periferie e di chi le abita. "Le periferie sono al centro significa che noi siamo al centro - spiegano dall'Arci - L’isolamento della nostra realtà e la lontananza dalle fucine della politica e del lavoro conducono all’adattamento. Adattarsi significa creare e protrarre un’abitudine, abbassarsi e dimenticare quali sono i veri diritti del lavoro, diritti caduti nell’ombra, laddove un lavoro diventa solo e soltanto un mezzo di sopravvivenza. Chi si adatta è una vasta gamma di persone economicamente fragili e bisognose, tra cui un massiccio numero di immigrati, componente fondamentale della nostra comunità - proseguono - Ciò avviene nei luoghi, come questo, in cui le scelte sono limitate e, con il tempo, contratti a chiamata, lavoro al nero, eccedenza di ore lavorative, stipendi inadeguati, nessuno straordinario retribuito non sono l’eccezione, ma la norma".
"Il profitto dell’impresa, spesso, calpesta i diritti dell’uomo, ne limita la libertà, sfruttando i suoi bisogni e la sua paura di non vivere senza, tenendolo sul filo che separa la consapevolezza di una condizione di schiavitù e la resistenza a una presa di coscienza e a una denuncia di questa stessa condizione- aggiungono - La società si divide così in due schiere: gli sfruttabili e gli intoccabili. Il mondo cambia continuamente e, perché si trasformi in un mondo migliore, c’è bisogno del coraggio che deriva dalla condivisione, dall’informazione e dal sostegno reciproco".