È stata presentata la lista del Partito Democratico per la provincia di Pisa. Adesso i giochi - è il caso di dirlo - sono davvero chiusi.
L'assessora di Pontedera Sonia Luca, sostenuta da 11 sindaci e dalla locale unione comunale del Pd, oltre che da numerose amministratrici della Valdera, è ufficialmente fuori dalla rosa dei sette, ai quali poteva essere aggiunta una donna. Ma, appunto, non è stato così. La lista del Partito Democratico in provincia di Pisa è composta da: Matteo Trapani, Alessandra Nardini, Matteo Trapani, Andrea Ferrante, Catia Sparapani, Antonio Mazzeo, Catia Taddei, Gabriele Toti
Questa la dichiarazione di Sonia Luca
"Apprendo con amarezza la decisione del Partito Democratico di non inserirmi tra i candidati della provincia di Pisa per le prossime elezioni regionali, presentando una lista con 7 candidati anziché 8, quattro uomini e tre donne - ha detto subito dopo la stessa Luca - la mia candidatura, sostenuta all’unanimità dall’assemblea comunale del Pd di Pontedera e sostenuta da numerose realtà della Valdera e da molti amministratori della provincia di Pisa, è stata prima esclusa e poi non recuperata neppure per coprire un posto rimasto libero".
"Questa esclusione non riguarda soltanto la mia persona - ha aggiunto - Pontedera è una città industriale, sede della Piaggio, un territorio che ha sempre rappresentato un punto di riferimento politico e sociale per l’intera Toscana. Credo che il sostegno ampio ricevuto testimoniasse la volontà di dare rappresentanza a questa realtà e a un bacino elettorale significativo".
"Per questo la decisione dei vertici del Pd non è solo inspiegabile ma appare frutto di logiche interne che hanno privilegiato la tutela di alcune candidature a scapito della possibilità di costruire una lista davvero competitiva e rappresentativa - ha affermato - non solo, anche in sede di ridiscussione della lista, si è preferito barattare la mia esclusione con la posizione di capolista donna che, in base alla legge regionale, impone l’alternanza di genere. La decisione di riaprire a livello nazionale la trattativa per poi confermare la posizione originaria, certifica ulteriormente il veto sulla mia candidatura, evidentemente non superabile per non alterare gli equilibri di potere".
Resta poi il tema, sollevato anche dalle amministratrici della Valdera, della parità di genere. "È stato accettato che ci fosse una donna in meno, senza che le figure più autorevoli del nostro partito, a partire dall'assessora regionale alle pari opportunità Alessandra Nardini, sollevassero obiezioni - ha aggiunto - al contrario di moltissime donne, amministratrici e non, che hanno espresso pubblicamente e privatamente la loro disapprovazione per la decisione del partito".
"Questo fatto pesa doppiamente perché contraddice i valori che il Partito Democratico proclama, così minando la credibilità delle proposte politiche - ha proseguito l'assessora - non ho mai chiesto favoritismi, ma solo e sempre trasparenza e mi chiedo: perché una candidatura uscita democraticamente e sostenuta dal territorio è stata espunta? Perché non è stata ritenuta idonea neppure per un posto libero? Quali criteri hanno guidato davvero la composizione della lista?".
"La mia vicenda personale è parte di una questione più ampia - ha concluso - e sono rammaricata del fatto che il Pd in questa vicenda, ai più alti livelli, non sia stato coerente con i principi che dichiara, che non abbia rispettato territori e che non abbia messo al centro la partecipazione e la parità di genere".