A mezzogiorno di oggi, sabato 13 Settembre, quel che era ormai nell'aria e che il segretario del Partito Democratico di Pontedera, Francesco Papiani, aveva dato per confermato giovedì sera, è stato ufficializzato: l'assessora Sonia Luca non fa parte dei sette nomi della lista dem per la provincia di Pisa.
Un finale incredibile di una settimana confusionaria in casa Pd. A fronte di una lista di sole sette candidature - l'unica in tutta la Toscana per il partito - si è comunque preferito andare avanti con l'esclusione dell'assessora pontederese. Con l'autosospensione dei membri del Pd della città della Vespa che non ha affatto smosso i vertici provinciali, regionali e nazionali.
"È imbarazzante - ha commentato Renzo Macelloni, sindaco di Peccioli e uno dei primi cittadini dem che avevano richiesto il reintegro di Luca - presentare una lista incompleta qui a Pisa è una cosa inaudita e, per di più, avendo negato un posto in lista a una donna indicata coralmente da tutto il partito della città di Pontedera. Chi si è reso responsabile di tutto ciò deve spiegarne chiaramente i motivi del veto, altrimenti fa perdere ulteriormente credibilità a tutto il partito. Non si può di giorno ripetere fino alla noia della parità dei diritti dell’inclusione e del partito plurale e la notte mettere i veti. Tutta la mia solidarietà al partito di Pontedera e a Sonia Luca".
Anche lo stesso Antonio Mazzeo, presidente del Consiglio regionale e nuovamente candidato, quinto nella lista dem, lanciando la propria campagna elettorale è tornato sul tema. "È stata una settimana difficile, segnata da una decisione che non condivido e che mi ha fatto riflettere molto - ha detto - una scelta inspiegabile e profondamente ingiusta. Una decisione presa senza dare ascolto al territorio che l’aveva indicata all’unanimità e alla richiesta di tanti sindaci e di numerose amministratrici della nostra provincia. A Sonia e alla comunità di Pontedera va il mio abbraccio sincero, con l’impegno di far risuonare ancora più forte anche la loro voce in questa campagna elettorale".
I continui riferimenti alla comunità pontederese non sono certo casuali. Perché il peso che esercita la città nella provincia non è certo trascurabile, anche in termini di voti. La lista dem conta infatti tre candidati di Pisa, ovvero Mazzeo, il capolista Matteo Trapani e Andrea Ferrante, rappresentanti di una città che, al referendum del Giugno scorso, aveva poco più di 69mila aventi diritto. Quindi, Capannoli, comune di origine dell'assessora regionale uscente Alessandra Nardini, tra l'altro già "spaccato" dal caso della sindaca Arianna Cecchini, ne aveva 5mila.
A questi, si aggiungono Casale Marittimo e Castelnuovo di Val di Cecina, "fortini" delle due candidate Catia Sparapani e Catia Taddei, per un totale di poco meno di 2.400 aventi diritto. Infine, per l'ex sindaco Gabriele Toti, Castelfranco di Sotto, oggi governata dal centrodestra, ne conta circa 10mila.
Pontedera, dal canto suo, ne ha più di 21mila. Un bacino elettorale non certo da poco, soprattutto contando che quasi un terzo, alle elezioni comunali del 2024, sono andati al centrosinistra del sindaco Matteo Franconi.
Concetto ribadito anche dal segretario dei dem pontederesi, Papiani. "Il Pd provinciale si presenta infatti con sette candidati anziché otto, con una donna in meno rispetto al previsto - ha commentato - in questo quadro, risulta inspiegabile l’esclusione di Sonia Luca, nome che a Maggio era stato indicato all’unanimità dall’assemblea comunale di Pontedera, città industriale e cuore della Valdera, sede della Piaggio. La candidatura era inoltre stata sostenuta da altre organizzazioni territoriali e da numerosi amministratori della provincia di Pisa. Nonostante questo ampio consenso, Luca è stata prima espunta dalla lista e successivamente non è stata ritenuta idonea neppure a colmare il posto rimasto libero, a differenza di altre candidature radicate in comuni di dimensioni ridotte. È dunque evidente che la lista sia stata costruita non per massimizzare il consenso elettorale, ma per tutelare equilibri interni e alcune candidature specifiche".
"Colpisce il silenzio di chi si è sempre presentata come paladina delle pari opportunità e garante della rappresentanza femminile, ma che in questa occasione non ha sollevato alcuna obiezione di fronte a una scelta che ha ridotto la presenza delle donne - ha concluso - la trattativa che ha portato alla definizione delle liste ha coinvolto non solo i livelli provinciali, ma anche quelli regionali e nazionali del Pd, oltre al presidente della Regione: non si tratta dunque di una questione localistica o personalistica, ma di una rivendicazione ritenuta legittima dai massimi vertici. Il risultato è una ferita per il rapporto tra partito e territorio, nonché un passo indietro nella coerenza con i principi di trasparenza, democrazia interna e parità di genere. Adesso chiediamo spiegazioni sui motivi dell'esclusione, sui criteri con cui si è scelto di mantenere una rappresentanza femminile minoritaria in lista e sul perché non si è voluto valorizzare un profilo con un bacino elettorale ampio e riconosciuto".