Politica

Carenza di medici, a Firenze qualcosa si muove

In consiglio regionale approvate all'unanimità tre mozioni per cercare di affrontare il problema, che affligge soprattutto le aree periferiche

L'ospedale Santa Maria Maddalena di Volterra

La Giunta regionale deve impegnarsi per risolvere il problema della mancanza di medici, soprattutto in montagna e nelle zone periferiche della Toscana: il consiglio regionale ha approvato tre mozioni collegate che affrontano la questione tutte e tre sono passate all'unanimità.

La prima mozione, che vede come primo firmatario Mario Puppa (Pd) impegna il governo regionale ad “attivarsi nei confronti del Governo e del Parlamento affinché vengano adottate misure adeguate” per fronteggiare la carenza dei medici specialistici, con particolare riferimento “alle strutture ospedaliere e territoriali collocate nelle aree disagiate e marginali”. Secondo i firmatari dell’atto di indirizzo, infatti, sostituire i medici già usciti o in uscita dal servizio sanitario regionale è l’obiettivo prioritario per “salvaguardare, anche nei prossimi anni, la quantità e la qualità dei servizi sanitari erogati ai cittadini in tali contesti”. Come ha spiegato Puppa, illustrando la mozione in aula, l’atto impegna la Giunta anche a “cercare, contestualmente, meccanismi per orientare e incentivare la scelta”, da parte di medici e professionisti del mondo sanitario, “verso le realtà ospedaliere periferiche collocate in aree marginali e disagiate”.

Nella parte narrativa si ricorda che entro il 2025 potrebbero andare in pensione circa la metà dei medici specialisti impiegati nella sanità pubblica, “un numero ingente che richiede interventi immediati” per attenuare le conseguenze sulla qualità e quantità di servizi erogati ai cittadini”. Una situazione che, inoltre, rischia “di avere effetti ancora più marcati, nelle cosiddette aree disagiate, laddove è necessario mantenere presidi sanitari e ospedalieri” per garantire agli abitanti una “sanità pubblica di livello”, senza contare che tali strutture, durante la pandemia, si sono rilevate fondamentali “soprattutto nella fase di supporto ai presidi ospedalieri maggiori”.

La seconda mozione in merito alla carenza del personale medico nei presidi ospedalieri periferici, presentata da Vittorio Fantozzi (FdI), impegna il presidente della Giunta regionale “ad attivarsi affinché si individuino gli strumenti atti a sostenere i medici che accettano di svolgere la propria attività presso presidi sanitari periferici” e a valutare misure di incentivazione economica nei loro confronti. “È necessaria una soluzione stabile di medio e lungo periodo, in cui il sostegno deve essere la chiave di volta”, ha spiegato Fantozzi.

La terza mozione in merito agli incentivi economici ai pediatri che svolgono la propria attività nei presidi ospedalieri periferici, montani e insulari, presentata da Diego Petrucci (FdI), impegna il presidente della Giunta, oltre a trovare soluzione per garantire la loro presenza costante in quei presidi, a valutare la possibilità di istituire Unità speciali di intervento, sul modello Usca, per ovviare a situazione emergenziali come quella di carenza di pediatri creatasi nella montagna pistoiese. Petrucci ha ricordato che il suo gruppo presenterà presto una proposta complessiva sulla sanità nelle aree interne.

"E’ fondamentale sostenere la sanità territoriale e riportare specialisti nelle aree periferiche come l’ospedale di Volterra interessato da progressivi tagli dei servizi” ha sottolineato Petrucci, che è anchecomponente della Commissione Sanità -. Suggeriamo due tipi di interventi. Uno nell’immediato, mutuando il sistema delle Usca, le unità Speciali di Continuità Assistenziale, che si sono rivelate così importanti nel periodo più acuto dell’emergenza pandemica per portare assistenza domiciliare ai malati Covid che non potevano essere raggiunti dai medici di famiglia. Si potrebbe mutuare questo modello delle unità speciali assistenziali per assicurare un servizio adeguato e giusto a quei pazienti che vivono in aree sprovviste di servizi essenziali. Un secondo intervento, a medio e lungo termine, per garantire incentivi, non solo economici ma anche di carriera, a quei medici che decidono di prestare il loro servizio nelle aree interne. Sono inaccettabili i tagli a cardiologia e la mancata attivazione dei posti letto per le cure intensive all’ospedale di Volterra, l’Alta Valdicecina è un territorio troppo vasto e con una viabilità difficile per potersi permettere il lusso di perdere servizi”.

Andrea Ulmi (Lega) ha sottolineato come la carenza di medici non sia dovuta al pensionamento per quota 100, visto che in molti hanno proseguito oltre i limiti previsti, e che “era noto da trent’anni che si sarebbe verificata una carenza del personale specialistico”.

Donatella Spadi (Pd) ha ricordato che il numero chiuso alla facoltà di Medicina è stato istituito in un momento in cui i laureati erano in sovrannumero, e che la pandemia ha creato una situazione straordinaria che nessuno avrebbe mai potuto prevedere.

Silvia Noferi (M5S) ha annunciato voto favorevole ai tre atti, dicendo che “è importante a questo punto invertire la rotta e recuperare il tempo perso”.

Marco Niccolai (Pd) ha ribadito che “la Regione è in campo con le soluzioni che può attuare, ma che la svolta passa dall’incremento dei fondi strutturali per la sanità”. “Sono state fatte scelte sbagliate a livello nazionale – ha aggiunto – e ora ne paghiamo le conseguenze. Non abbiamo la bacchetta magica”.

Enrico Sostegni (Pd) ha ricordato che dalla campagna di ascolto promossa dalla commissione Sanità emerge chiaramente una carenza di tutto il personale sanitario, non solo dei medici, e che è necessario unire tutti gli sforzi per trovare soluzioni. Il nodo, secondo Sostegni, è la spesa corrente e la necessità di aumentare il fondo sanitario nazionale. Per Sostegni, il numero chiuso a Medicina in realtà non sembra essere la causa del problema: “Risulta piuttosto che in Europa il 52 per cento dei medici che ha lasciato il proprio paese per lavorare altrove sia italiano – ha detto il consigliere –. C’è un problema enorme di retribuzione inadeguata che deve essere affrontato”.