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​E il manicomio creò l' artista

I graffiti di "Nof 4" scoperti sugli ormai decadenti muri dell'ospedale psichiatrico di Volterra sono diventati famosi in Italia e oltre

"Persino il cimitero, poco distante dagli edifici, rispecchia la mancanza di considerazione di esseri umani...". Una descrizione forse relativa alle sepoltura. forse, di inizio '900 che sembra contraddire quella di un manicomio 'moderno' dove gli ammalati potevano anche lavorare, dove si batteva moneta e così via. 

Mentre alcuni edifici sono stati riciclati per ospitare piccole comunità di malati giudicati pericolosi dopo la chiusura dei manicomi giudiziari come quello di Montelupo, i decadenti resti di molte altre strutture dei tempi in cui a Volterra c'erano quasi 5mila ricoverati hanno lanciato un artista. Il più famoso artista contemporaneo di Volterra anche se è morto da quasi mezzo secolo.

Si chiamava Oreste Nannetti ma sui muri manicomiali firmava come Nanof e Nof 4 le sue opere e i suoi pensieri. Figlio di padre ignoto, era cresciuto fra ospedali e manicomi, fra i quali quello di Volterra dove rimase a lungo. Le sue frasi incise sul muro erano a volte misteriose e criptiche e altre volte chiare e belle come questa: "Come una farfalla libera son io. Tutto il mondo è mio e tutti fo sognare”. Oreste Nannetti è stato infine lanciato da un ormai famoso rap e la sua fama è diventata nazionale, mentre ci sono progetti per lanciare ancor più la sua fama 'manicomiale'. 

Una storia che un po' fa ricordare quella del poeta pazzo di Marradi, Dino Campana, autore dei Canti Orfici, morto anch'esso in manicomio e famoso anche per il suo travagliato amore con la poetessa Sibilla D'Eramo (al secolo Rina Faccio). Una volta Dino e Sibilla si incontrarono alla stazione di Pontedera dove furono sorpresi in una focoso 'abbraccio' sdraiati sulla panca della sala d'attesa. 

C'è comunque da chiedersi se l' ospedale psichiatrico, uno dei più grandi d'Italia, abbia in qualche modo nociuto alla fama di Volterra o l'abbia invece rinforzata. Dipende da come uno vede la questione. E anche Gabriele d'Annunziò, che soggiorno a Volterra, fu affascinato e forse un po' disorientato dalle "etrusche tue mura, erma Volterra' e dal passato di peste e guerra della sua storia.