Attualità

Giocare a Pokémon Go con i reperti

Un “videogioco”, tra il reale e il virtuale, che permetterebbe di interagire con l’archeologia volterrana

Ad appassionare i ragazzi, un tempo c’era la caccia al tesoro che, attraverso gli indizi, consentiva di conquistare il premio finale

L’evoluzione contemporanea e digitale è l’applicazione Pokémon Go che, sfruttando il segnale Gps, consente di catturare, nelle città in cui ci troviamo, i leggendari mostri colorati che dagli anni ’90 fanno parte dell’immaginario dei più giovani.

Una vera e propria “epidemia” che si è diffusa in tutto il mondo e ha contagiato persone di ogni età e ceto sociale.

Una versione nuova e alternativa potrebbe essere la ‘Caccia al reperto’ o, in altre parole, il ‘Reperto Go’. Nessun Pikachu da catturare, ma reperti archeologici da individuare. Le creature immaginarie di origine giapponese, verrebbero, infatti, sostituite da quel piccolo e poco conosciuto patrimonio storico-artistico che Volterra custodisce gelosamente.

Elemento fondamentale e imprescindibile è passeggiare nelle vie della città etrusca. Ma non in modo distratto, occorre, infatti, prestare attenzione e sfoderare uno spirito investigativo degno di un vero e proprio Sherlock Holmes.

Così, armati di intraprendenza e di sguardo indagatore, addentrarsi nei luoghi, più o meno conosciuti, dell’antica Velhatri. Edifici e piazze nascondono fossili, stemmi araldici, reperti etruschi e lapidi che testimoniano il passaggio di personalità importanti.

Per adulti e bambini, il sogno di diventare archeologi potrebbe, in qualche modo, realizzarsi e permetterebbe di vivere la città in modo profondo e consapevole.

Ogni scoperta, infatti, permetterebbe di acquisire medaglie e punti che, accumulati, consentirebbero di raggiungere il livello successivo, dal quale non è possibile tornare indietro, quello della cultura.