Alla fine dei tornanti che portano sul monte volterrano, poco prima del cartello che indica l’inizio della città, si trova il Masso di Mandringa. Sotto la sua mole si trova una delle fonti più antiche celebrata per la bontà e la limpidezza delle sue acque.
Infatti, anche Gabriele D’Annunzio, nel Forse che si forse che no, racconta questo luogo dedicandogli alcuni versi:
"Chi sciacqua le lenzuola
alla Docciola, convien che l’acqua attinga
alla Mandringa".
Il vate, in questo suo romanzo volterrano, lo descrive mentre moltissime donne del borgo si affaccendano con le mezzine nella raccolta dell’acqua. Il dettaglio più particolare consiste nella costruzione di un arco e di una scalinata che sono collegati architettonicamente con la cavità naturale della pietra.
Il masso, per la sua dimensione titanica e per la forma imponente e scavata, ha dato vita a numerosi racconti e leggende, una delle quali lo indica come luogo di riferimento dei sabba e delle streghe che lì si sarebbero riunite per celebrare il principe delle tenebre.