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Il pecorino Dop delle balze sotto scacco Ceta

Preoccupa l'accordo di libero scambio, perché anche il pecorino potrebbe essere prodotto in Canada e commercializzato in Italia e nel mondo

Il pecorino delle balze volterrane Dop

Anche i produttori di pecorino balze volterrane Dop hanno manifestato la loro contrarietà nei confronti del Ceta, l'accordo nordatlantico di libero scambio. Il Consorzio di tutela è infatti sceso in campo a difesa del "vero Made in Italy" a fianco di Coldiretti e dei molti comuni pisani che hanno, attraverso la proprie giunte e consigli comunali, sottoscritto il documento di sostegno per contrastare l’accordo commerciale tra Unione Europea e Canada che "rischia di minare il sistema agroalimentare locale 'legalizzando' la pirateria alimentare”. 

Nelle scorse settimane avevano già dato il loro sostegno alla mobilitazione di Coldiretti il comuni di Cascina, Orciano Pisano, Riparbella, Lajatico, Marciana e Vecchiano

“Il fronte contro il trattato - ha spiegato Aniello Ascolese, direttore di Coldiretti Pisa-Livorno - è sempre più ampio ed ingloba non solo le imprese ma la società civile ed i consumatori. Ringrazio nuovamente tutti i comuni, le giunte ed in consigli comunali che hanno da subito intuito i rischi per la nostra agricoltura e per tutti quei prodotti di eccellenza che danno valore al nostro territorio e alla nostra toscana. L’identità dei prodotti deve essere legata al territorio dove sono prodotti”.

Dura la presa di posizione del presidente del Consorzio di tutela pecorino delle balze volterrane Dop, che in una lunga lettera ha manifestato tutte le sue preoccupazioni. 

“Il Consorzio - ha scritto Bartolomeo Carta - esprime estremo disappunto verso la ratifica dell’accordo, da parte del parlamento Italiano. Il trattato rappresenta un pericolo per la nostra regione perché legalizza ed autorizza l’imitazione del nostro prodotto. Rischiamo l’emblematico ed ingiusto sfruttamento della denominazione di origine. Il Ceta preclude e mette in pericolo il lavoro di valorizzazione e promozione del prodotto portato avanti grazie ad enormi sacrifici ed investimenti che il nostro Consorzio ed i nostri produttori stanno facendo. Non possiamo permettere che il nostro agroalimentare diventi merce di scambio per portare avanti trattative internazionali senza considerare che tali politiche potrebbero avere in termini involuzione economica, occupazione e di sicurezza alimentare. Il nostro prodotto è molto apprezzato dai consumatori e sta manifestando un ottimo livello di crescita sui mercati. L’effetto Ceta produrrebbe un rallentamento di questa faticosa crescita vanificando investimenti e lavoro. Il Ceta mette al sicuro solo 6 denominazioni sulle 31 toscane. Non lo possiamo permettere”.