Attualità

La città al passo coi tempi e dalle tante identità

Nel corso dei decenni, Volterra ha saputo adeguarsi ai cambiamenti reinventandosi ma al contempo mantenendo quel continuo sguardo al passato

Conosciuta come città dell’alabastro, dell’ospedale psichiatrico e del turismo internazionale, Volterra ha sempre saputo reinventarsi adeguandosi ai cambiamenti dello sviluppo e dell’economia.

Parallelamente alla trasformazione, nazionale e locale, avvenuta a partire dagli anni Sessanta-Settanta, da realtà prevalentemente agricola a industriale, Volterra ha subito una modificazione del tessuto sociale e, quindi, dei mestieri. La crisi dell’alabastro, la chiusura dell’ex manicomio, il superamento dell’artigianato con l’avvento della produzione seriale hanno determinato una nuova economia basata principalmente sul turismo. Questo ha comportato un nuovo assetto che ha cambiato il volto della città e ha introdotto nuove abitudini.

Adesso la polvere dell’alabastro non crea più l’effetto neve nelle strade del centro, si sono moltiplicati i ristoranti e i negozi di prodotti tipici, le vie e i siti archeologici sono affollati di turisti, ovunque si registra il fenomeno notato da Leopardi sui lungarni pisani: la babele di lingue e di idiomi. Nel corso dei decenni, quindi, la città si è adattata alle nuove situazioni, mantenendo, però, sempre uno sguardo rivolto al passato. Ed è proprio questo stretto legame con le proprie origini che la rende autentica e le dona quella unicità che hanno perduto altri borghi dove, ormai, si vive solo in funzione del presente e di una ricchezza che non ha bisogno di memoria storica.

Nella città etrusca sono rintracciabili tutte le sue identità: si parla ancora del manicomio e degli effetti della sua chiusura, si discute della pietra per eccellenza, l’alabastro, e di coloro che caparbiamente hanno continuato la tradizione dei vecchi artigiani, rinnovandosi però nel gusto e nelle proposte. Non a caso, accanto ai souvenir seriali, in alcune botteghe è possibile vedere pezzi che implicano raffinatezza e attenzione agli esiti dell’arte contemporanea. Volterra ha compreso che, senza il ricordo, non può esserci nessun futuro.