Attualità

La nuova vita de Lo Sgherro

Riapre una delle trattorie che raccontano la storia della città, ancor più dei suoi monumenti. La locanda fu nominata anche dallo scrittore Cassola

L'ingresso de Lo Sgherro

Spesso per risalire alla vera identità di una città bisogna conoscerne le abitudini di chi la abita e i loro luoghi di ritrovo; sono, infatti, i posti frequentati nella quotidianità e nel tempo libero che ne tracciano un ritratto veritiero e attendibile più di quanto non facciano le attrattive storiche e culturali.

Ed è per questo che, per comprendere a fondo la realtà di Volterra, non si può prescindere da Lo sgherro, una trattoria ristorante, ma, soprattutto, un vero e proprio pezzo di storia della città. Situato nel cuore di borgo San Giusto, tra la Chiesa e le Balze, il locale vanta una tradizione gloriosa di antifascismo legata in modo forte e caratterizzato dalla cultura del popolo alabastrino e del proletariato volterrano.

L’osteria, luogo di ritrovo dei “sovversivi” durante il Ventennio, aveva rappresentato, fino agli anni Settanta, il punto di riferimento dei partigiani e della gente del borgo. Poi, negli anni Novanta, il cambio di gestione e la sua trasformazione in pub.

Adesso, sotto la direzione di Gianluca Gelichi, il locale è tornato alle origini: tavoli e mobili di vecchia manifattura e, sulle pareti, qualche citazione organica alla lavorazione dell’alabastro.

Per questi motivi, la sua riapertura è da menzionare tra gli eventi che possono contribuire a dare nuova vivacità e memoria storica alla città di Volterra e a restituire al borgo la sua identità.

Non a caso lo scrittore Carlo Cassola, che di solito non fa citazioni dirette di luoghi di aggregazione, ambienta allo Sgherro, lasciandone inalterato il nome, momenti salienti di opere quasi interamente pensate per Volterra, a cominciare da Fausto e Anna in cui molti dei personaggi, fra questi Baba, alias Nello Bardini, frequentano abitualmente la locanda.