Varcare la sede del Palazzo comunale e pensare di essere in una chiesa. Non si tratta di una boutade o di un’ipotesi surreale, ma di un fatto realmente accaduto. L’episodio vede protagonista un turista in visita a Volterra che, certo di trovarsi in un luogo sacro, varcando l’ingresso dell’edificio, si è fatto il segno della croce con quella attenzione e devozione reverenziale che è propria di un fedele.
Infatti, tratto in inganno dall’imponenza della struttura e dalla solennità dell’architettura, si è lasciato suggestionare dall’atmosfera. Immaginando, senza troppi dubbi, che la scalinata, la facciata in pietra, il campanile, le bifore e la posizione centrale fossero le caratteristiche proprie di una comunità religiosa.
Ma, osservando la volta a crociera del vestibolo, è rimasto spiazzato dall’assenza di simboli sacri, dalla mancanza di un altare e di un crocifisso, da quei segnali che sono riconducibili al cristianesimo. Così, dopo un momento di incertezza e di smarrimento, ha realizzato l’errore commesso, cercando di comprendere quale fosse la reale identità dell’edificio.
Molto spesso, le prime impressioni sono condizionate da elementi che conferiscono alla nostra mente automatismi che producono certezze le quali non hanno, però, un fondamento e una reale giustificazione. A volte, infatti, bastano pochi presupposti per trasformare abbagli evidenti in verità inconfutabili. La fretta e la disinformazione, poi, portano i visitatori a confondere i monumenti tra di loro, a equivocare sulla lettura delle opere d’arte e a non riconoscerne l’epoca di appartenenza.
Il pio turista, a sua discolpa, può avere come attenuante la denominazione del palazzo civico chiamato dei “Priori”, un collegamento semantico oggettivamente clericale.
Equivoci, più o meno grandi, che, inevitabilmente, finiscono per provocare il comico involontario.