Meglio le tre grandi Asl o le dodici territoriali di una volta? Il quesito, dopo la nascita del comitato referendario per la riorganizzazione della Asl in Toscana, che ha inviato al Consiglio regionale la proposta di un "ritorno alle origini", è di attualità.
E, come spesso accade, sull'attualità ci si divide. Se dal Partito Democratico di Volterra il segretario locale, Samuele Pazzagli, difende il modello attuale, che permette di "salvaguardare la solidità economica e contrattuale delle attuali aziende sanitarie", dalle parti di Coalizione Volterra Civica il pensiero è assai diverso.
"Pazzagli, si mette i vestiti del pompiere e interpreta in maniera abbastanza scontata la difesa dell'indifendibile, ovvero di qualsiasi scelta fatta dalla Regione Toscana a guida del suo partito - ha spiegato Francesca Giorli, consigliera comunale di opposizione - il ritorno alle Asl provinciali non sarà certo una panacea, ma il segretario del Pd ci dovrebbe spiegare come il moltiplicarsi di direttori, sanitari e amministrativi, con oltre 2.400 primari, abbia portato beneficio alla qualità assistenziale o ai bilanci".
"Dica qual è la progettualità del Pd, oltre che aprire ovunque Case di comunità poi sguarnite di servizi - ha aggiunto - spieghi, da volterrano quale dovrebbe essere, quali sono stati i benefici per questo ospedale derivati da questa organizzazione".
"Per adesso, sappiamo che prima i pazienti dall'Alta Valdicecina venivano trasferiti a Pontedera, mentre adesso sono trasferiti a Pontedera e a Cecina - ha concluso - nel frattempo, il numero dei nostri medici è drasticamente diminuito. I nostri pediatri sono andati a finire in altri ospedali della mega Asl e i cardiologi in strutture simili alla nostra. Zone montane, ma evidentemente con un un partito più influente".