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Street Food, Confcommercio chiede accesso ad atti

Secondo l'associazione la manifestazione dei cibi di strada che si è svolta a Luglio ha danneggiato gli esercizi commerciali del centro

Dalla Confcommercio pisana è arrivata na richiesta ufficiale al Comune di Volterra dell'intera documentazione autorizzatoria rilasciata allo Street Food che si è svolto in piazza dei Priori e in piazza San Giovanni nei giorni 14, 15 e 16 luglio. Contemporaneamente, è partita una raccolta firme sul territorio.

"Confcommercio Pisa - ha detto il responsabile provinciale Federico Pieragnoli - vuol vederci chiaro su di una manifestazione che ha rappresentato un forte danno economico per i pubblici esercizi della città, oltre che un evidente impoverimento al decoro e all'immagine di Volterra".

“Vogliamo approfondire quanto avvenuto in piazza dei Priori - ha quindi aggiunto -, vedere se tutto si è svolto in regola e con le dovute autorizzazioni. Quanto all'opportunità di una simile decisione, la nostra contrarietà è assoluta e inderogabile: invece di sostenere e agevolare il commercio e la gastronomia locale, il comune ha deciso di autorizzare una sorta di “sagra” nel cuore di Volterra. Una decisione a tal punto disastrosa che ogni ulteriore commenta diventa superfluo”.

Richiesta di accesso agli atti che è diventata anche una petizione sottoscritta da una trentina di locali e pubblici esercizi di Volterra, con l'intenzione di “esporre le proprie doglianze e formalizzare il disagio economico patito a seguito dello Street Food”. 

Ad essere chiamato in causa, in particolare, l'assessore al commercio e turismo Gianni Baruffa, come ha riferito il presidente di Confcommercio Volterra Sergio Brizi: “Chiediamo non solo ragione politica ed amministrativa di una tale scelta così nefasta per la nostra categoria e per l'immagine della città, ma chiediamo altresì che in futuro simili eventi non debbano ripetersi soprattutto nei periodi di maggior afflusso turistico. Occorre maggiore attanezione alle reali istanze e necessità di commercianti e cittadini che vorrebbero “sentirsi” politicamente meglio rappresentati”.