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Attualità giovedì 16 aprile 2015 ore 20:33

Geotermia: ora servono criteri precisi

La risoluzione approvata in Commissione alla Camera parla di tutela dell'ambiente ed incentivi allo sviluppo e delinea anche un possibile iter da seguire



POMARANCE — Cosa succede alla geotermia, quella energia che deriva dal calore della terra e che fino a non molti decenni fa, era esclusivo appannaggio dei soffioni di Larderello e dei geyser nell'isola islandese?

I TERRITORI. Una questione particolarmente importante in Toscana per i 7 Comuni geotermici dell'area cosiddetta tradizionale, primi tra tutti in provincia di Pisa, per numero di potenza attualmente istallata, Pomarance e Castelnuovo Val di Cecina. Territori dove la geotermia viene sfruttata da oltre un secolo per produrre elettricità (a Larderello è stato realizzato il primo impianto al mondo) ma anche per altri usi indiretti, e dove rappresenta uno, se non l'unico almeno nel recente passato, dei settori economici trainanti per l'economia del territorio.
Un territorio però anche interessato, come altri in Italia, dalle concessioni ministeriali e regionali per lo sviluppo della 'nuova geotermia', con il rilascio di permessi di ricerca arrivati dopo la liberalizzazione del mercato. Permessi regionali che la Toscana ha 'congelato' con la moratoria approvata a febbraio, impugnata però dal Consiglio dei Ministri e sulla quale deciderà la Corte Costituzionale.

LA RISOLUZIONE. Il futuro della geotermia in Italia dipenderà dal Governo che entro 6 mesi dalla risoluzione approvata ieri all'unanimità dalle Commissioni riunite VIII Ambiente e X Attività Produttive della Camera, dovrebbe decidere in quali zone del Paese sorgeranno le "varie tipologie di impianti geotermici, identificando le aree potenzialmente sfruttabili" ed emanare 'linee guida' che "individuino nell'ambito delle aree idonee anche i criteri generali di valutazione, finalizzati allo sfruttamento in sicurezza della risorsa". Criteri che anche la Regione Toscana si era impegnata a definire nei sei mesi di stop e che ora diventano indispensabili.
La risoluzione approvata in Commissione alla Camera parla di tutela dell'ambiente ed incentivi allo sviluppo e delinea anche un possibile iter da seguire. Da un lato rivede quasi completamente i 4 documenti presentati in precedenza dove questa fonte veniva anche classificata come non rinnovabile, definendola, invece, “un elemento importante per la 'green economy' e un sostegno significativo per sviluppare politiche 'low carbon'”. Si parla di “importanza e rilevanza strategica della geotermia”, il cui lo “sviluppo corretto porta con se non solo benefici ambientali, contribuendo in maniera importante alla lotta contro i cambiamenti climatici, ma offre anche importanti occasioni per la creazione di nuovi posti di lavoro”. Un punto di partenza positivo, dunque, per i territori geotermici. Ma la partita non si gioca solo qui.

La risoluzione sottolinea anche che “l'Italia, per le sue caratteristiche morfologiche, ha risorse geotermiche importanti e poco sfruttate”. E ancora: “i campi geotermici ad alta entalpia, per il cui sfruttamento disponiamo di una tecnologia matura, e il cui utilizzo per la produzione di energia geotermoelettrica è oggi possibile a costi competitivi con le altre fonti energetiche, si trovano nella fascia preappenninica, tra Toscana, Lazio e Campania, in Sicilia e Sardegna così come nelle isole vulcaniche del Tirreno”. La geotermia, dunque, sconfinerà le aree tradizionali, ma bisognerà decidere dove e come.

L'AMBIENTE. La risoluzione fissa gli impegni del Governo su questa materia che dovranno tenere “conto delle implicazioni che l'attività geotermica comporta relativamente al bilancio idrologico complessivo, al rischio di inquinamento delle falde, alla qualità dell'aria, all'induzione di micro sismicità”. Una attenzione all'ambiente di cui il governo dovrà tenere conto nell'emanazione delle 'linee guida' che dovranno arrivare dai Ministeri dello sviluppo economico e dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, ma anche in fase di valutazione di impatto ambientale (Via). Sempre in tema di tutela ambientale, la risoluzione prevede “iniziative normative affinché per gli impianti già a regime e per quelli che eventualmente verranno realizzati sia previsto (pena la sospensione della concessione) un sistema di controlli ambientali effettuati dalla competente Agenzia Regionale per la Protezione ambientale, a spese del concessionario”. I parlamentari chiedono anche che il rilascio delle autorizzazioni sia subordinato “alla stipula di una polizza fidejussoria a garanzia di eventuali danni all'ambiente, alla salute pubblica e alle attività produttive circostanti”.

QUALE SARA' IL FUTURO? Sembrano delinearsi, dunque, vari step: prima l'individuazione delle zone, poi le linee guida, dopo il rilascio di “tutte le autorizzazioni per i progetti di impianti geotermici, comprese quelle relative ai procedimenti in corso, nel rispetto delle prescrizioni”, fino alla “fase prerealizzativa” degli impianti per cui si parla di “un pieno coinvolgimento delle amministrazioni e delle popolazioni locali nel processo decisionale, favorendo l'eventuale applicazione del principio di precauzione”.
Ma non è tutto. Perchè la risoluzione impegna il governo anche “a ridurre i tempi procedimentali per le autorizzazioni, al fine di consentire lo sviluppo delle attività finalizzate all'utilizzo di nuove tecnologie per lo sfruttamento della risorsa geotermica, ad esclusivo onere finanziario dei privati”. Sembra che si punti, dunque, su una geotermia nuova, compresa quella a bassa entalpia che viene riferita “ad impianti che sfruttano il calore a piccole profondità” per i quali “favorire lo sviluppo e la diffusione”.

Si chiede che siano rivisti anche gli incentivi attualmente “garantiti al geotermico, in quanto fonte rinnovabile, al fine di sostenere maggiormente quelli a minore impatto ambientale”. La risoluzione impegna anche il governo “ad assumere iniziative dirette ad armonizzare i diversi regimi di incentivazione attualmente vigenti per gli impianti geotermici pilota e quelli ad autorizzazione regionale utilizzanti le stesse tecnologie”.

Adesso bisognerà scendere nel tecnico, sia per le autorizzazioni ministeriali che per quelle regionali. 

Alessandra Siotto
© Riproduzione riservata


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