Cultura

Un Colle senza pesci

Nel maggio 1943 la città rimase per alcune settimane priva di approvvigionamento. La distribuzione fu interrotta per circa un mese

La cucina tradizionale volterrana vede come protagonista indiscussa la cacciagione. Le abitudini gastronomiche, come quelle dell’entroterra toscano, infatti, prediligono la carne. Ma, anche se non come elemento centrale, l’utilizzo del pesce è comunque diffuso e radicato.

Che cosa accadrebbe quindi se una contingenza particolare ne impedisse la distribuzione?

È quello che accadde nel maggio 1943 a Volterra, quando, per alcune settimane, l’approvvigionamento del pescato fu sospeso. L’alimento restò così irreperibile per circa un mese, destando malumori e indignazione tra la popolazione. Infatti, nelle altre realtà urbane della provincia, anche se in quantità ridotta, il commercio di prodotti ittici era comunque garantito.

Nella città etrusca, l’episodio suscitò la preoccupazione delle casalinghe che, non potendo contare su un’ampia scelta di cibo, furono costrette a preparare ai mariti, di ritorno dal lavoro, sempre lo stesso menù.

Ma contestualizzando storicamente la vicenda, è possibile immaginare come il disagio riguardasse soltanto le classi sociali più elevate. Nella realtà popolare del tempo, infatti, la carenza di cibo riguardava tutti i settori alimentari e non soltanto quelli più pregiati.