Cultura

C’era una volta la cera volterrana

Dal 1700, nelle città erano presenti fabbriche di candele, ma già nel ‘400 il miele prodotto veniva esportato in tutta la Toscana

Utilizzata in ambito domestico, religioso e artistico, la cera ha rappresentato un elemento fondamentale nei secoli scorsi. Periodo in cui la sua produzione ha coinvolto numerose realtà economiche dell’Italia. Tra queste, anche a Volterra, erano presenti ditte del comparto, come la Cereria Franchini e la Cereria di Conti Vincenzo e Funaioli Pietro. Quest’ultima impresa, annualmente, produceva 7mila libbre di cera da ardere per un valore complessivo di circa 17mila Lire. La sostanza grezza, prodotta nelle campagne volterrane, veniva poi lavorata da aprile a ottobre.

Nel 1839, a seguito di un ampliamento aziendale, venne introdotta la fabbricazione di candele di sevo, ricavate, quindi, dal grasso animale.

Nel ‘700, invece, l’industria cittadina si limitava a imbiancare la cera per poi rivenderla.

La cultura delle api affonda, però, le sue radici nel ‘400, quando il miele prodotto a Volterra veniva commercializzato in tutta la Toscana.

La proverbiale laboriosità degli insetti sembra riflettere l’operosità degli artigiani che, estremamente versatili e abili, seppero adattare le proprie capacità e competenze anche al settore cerario e dell’apicoltura.