Cultura

Gli etruschi non mangiavano le vongole

Lo scienziato Stenone, sfatando alcuni luoghi comuni, dimostrò che a Volterra c’era il mare. Una lapide in suo ricordo è a Palazzo Guidi

Milioni di anni fa, dove adesso ci sono le colline, i reperti etruschi e romani, la città medievale e la fortezza medicea, c’era il mare. La distesa di acqua ha, infatti, lasciato l’orma del suo passaggio attraverso le conchiglie fossili visibili nelle pietre del centro storico, nei giacimenti di sale e nelle rocce di alabastro.

Queste informazioni sono giunte fino a noi, grazie anche a Niccolò Stenone che, per primo, ha dato origine alla moderna scienza paleontologica.

Per molto tempo, infatti, a Volterra circolava la convinzione, nata da una logica, che potremmo definire, da abbinamento elementare. Secondo questa credenza popolare, il gran numero di conchiglie, oggi incastonate nelle pietre, sarebbe stata la dimostrazione che gli etruschi erano smodati mangiatori di molluschi e, in particolare, di vongole.

Ovviamente, la verità scientifica sulla presenza delle numerose tracce malacologiche è davvero un’altra. A sfatare, quindi, le voci sulle abitudini culinarie dell’antico popolo e sulle loro possibili conseguenze, furono le scoperte del vescovo danese Stenone. Nella seconda metà del XVII secolo, infatti, lo scienziato cattolico, soggiornò a Volterra e, durante questo periodo, approfondì le proprie ricerche e i propri studi geologici e minerari.

A ricordo della visita del grande naturalista, è stata dedicata, il 17 settembre 1967, dall’associazione Pro Volterra, una lapide, collocata nell’atrio del palazzo di via Guidi dove era stato ospite. La presenza e le scoperte di Stenone sono state raccontate e documentate dal professore Silvano Bertini