Cultura

Il tenore volterrano che incantò il mondo

Nella prima metà del ‘900 Bruno Landi si esibì nei più importanti teatri internazionali, portando la lirica italiana fino in Sud America

Bruno Landi

Piccolo di corporatura, ma dotato di una voce chiara, limpida e ben impostata, Bruno Landi fin da bambino si distingueva nel coro diocesano di Volterra. Ed è proprio nelle vie, nelle trattorie e, soprattutto, nelle botteghe cittadine che imparò a cantare. La melomania degli artigiani dell’alabastro, infatti, stimolò la sua sensibilità lirica e lo spinse a coltivare la sua passione e la sua tecnica.

A venticinque anni debuttò a Campi Bisenzio con il Rigoletto. Quest’opera lo fece conoscere e apprezzare dalla critica e dal pubblico. Da quel momento iniziarono, così, le esibizioni nei più importanti teatri italiani, tra cui la Scala di Milano, dove cantò, nel Falstaff di Giuseppe Verdi, e su palcoscenici internazionali. Iniziò, allora, il suo percorso statunitense che lo vide scritturato per diversi anni al Metropolitan di New York. La sua carriera oltreoceano lo portò anche in sud America, in modo particolare in Argentina, la nazione con la maggiore presenza di cittadini di origine italiana, approdati nel Nuovo Mondo, attraverso le grandi migrazioni della seconda metà del Novecento. Grazie ai suoi virtuosismi melodici e al suo grande talento, interpretò le opere più significative della tradizione lirica da Rossini a Verdi fino a Puccini. Negli ultimi anni della sua vita, si trasferì a Buenos Aires con la moglie, il soprano Hilde Reggiani. Nella capitale argentina, dove morì nel 1968, il tenore “borghigiano” insegnò canto, portando nella sua scuola tutto l’entusiasmo e i metodi del canto italiano.