Cultura

Il viaggio dantesco a Volterra

La città etrusca sembra racchiudere in sé le caratteristiche delle 3 cantiche della Commedia. I tornanti del monte rievocano i gironi infernali

Volterra ha suggerito, a molti scrittori, peregrinazioni fantastiche e viaggi ispirati alle atmosfere dantesche. Anche se il poeta fiorentino non ha mai citato direttamente la città etrusca, la Divina Commedia sembra richiamare il paesaggio naturale e urbano dell’antica Velathri, il cui territorio possiede le caratteristiche dei luoghi ultraterreni descritti nelle tre cantiche. Intraprendiamo, così, un viaggio-visione che ha inizio all’altezza di Mulino d’Era.

I tornanti che scandiscono la struttura ripida del monte volterrano, rievocano i gironi infernali popolati dalle anime dei dannati. Nelle voragini delle Balze è facile immaginare il volteggio degli angeli neri di Malebolge e, nella profondità dei calanchi, le piante nate dall’argilla ricordano il paesaggio che Dante e Virgilio incontrano nella Selva dei suicidi

Lasciate alle spalle le tenebre e raggiunta la sommità del colle, arriviamo nel luogo dell’espiazione. La città, infatti, nella sua bellezza armonica, racchiude in sé i tratti che preludono l’Empireo. Raggiungendo il Parco Fiumi, la visione dell’acropoli riporta alla fantasia il morbido prato, dipinto con tutte le tonalità del verde, del Paradiso terrestre

E, immersi nella natura, sembra quasi di veder apparire Beatrice su un carro ricoperto di fiori “sotto verde manto vestita di color di fiamma viva”. Lo spirito della terza cantica può essere colto in modo totale, non solo dal panorama, ma anche dalle opere racchiuse nella Pinacoteca. Molti dei dipinti, infatti, ritraggono immagini sacre che rimandano alla pace e all’equilibrio raggiungibile solo in contatto con la forma divina.

La visione del patrimonio storico-artistico della città richiama, dunque, quei momenti di estatica contemplazione che sono una delle caratteristiche della cantica paradisiaca quando le anime si esauriscono nella gioia della visione e negli abissi dell’ineffabile.