Cultura

Il Volterrano che dipinse gli scherzi del prete

Il Piovano Arlotto, autore di motti, burle e facezie, fu un protagonista dei dipinti del pittore Baldassarre Franceschini

Una burla del pievano Arlocco del Volterrano

Famoso per le sue battute sarcastiche e per i suoi scherzi ben architettati, Baldassare Franceschini li raffigurò anche nei suoi dipinti. Sua fonte di ispirazione fu un prelato sui generis, Arlotto Mainardi, conosciuto come Pievano Arlotto e protagonista dell’opera anonima I motti e le facezie del piovano Arlotto. Il testo, circolante fin dalla seconda metà del Quattrocento, racchiudeva le burle e le arguzie del sacerdote. E fu proprio questo a incuriosire il Volterrano che decise di immortalarle su tela.

La prima, realizzata per Francesco Parrocchiani, fu quella della botte. Durante una cena a di amici, il padrone di casa chiese al Piovano di andare in cantina a riempire dalla botte una caraffa di vino che era ormai vuota. Infastidito da questa richiesta, che non teneva conto della sua età avanzata rispetto a quella degli altri commensali, studiò la vendetta. Al suo ritorno, infatti, costrinse l’anfitrione a precipitarsi nella taverna, dicendogli che si era dimenticato la botte aperta. Scena che fu scelta dal pittore per riprodurre l’episodio. Infatti, l’artista volterrano era legato a quella tradizione letteraria mordace che, dai giullareschi del Duecento fino al Boccaccio, fu ripresa e amata dai successivi scrittori rinascimentali e che costituisce la linea attraversante l’universo toscano.

Il quadro, Una burla del pievano Arlotto, è attualmente conservato alla Gallaria Palatina di Palazzo Pitti.