Cultura

La selva di lecci sacra agli etruschi

Presenza dominante nel paesaggio dell’Etruria, l’albero sempreverde era considerato sacro e benaugurale dall’antico popolo

Protagonista delle opere di numerosi storici, naturalisti e poeti latini, il leccio ha caratterizzato per molti secoli il paesaggio toscano. L'imponenza della sua conformazione lo ha reso adatto al mondo fiabesco come simbolo del pericolo e della grandezza della natura rispetto alla fragilità dell'uomo. 

Aspetti questi che non potevano sfuggire alla sensibilità magico-esoterica degli etruschi. Maestri della divinazione attribuivano, infatti, a questa pianta significati connessi al concetto di prosperità e di buona sorte. Al punto da considerare sacre le foreste dell'"ilice nera" di carducciana memoria. Queste "selve oscure", paragonate da Livio a quelle intricate e paurose della tradizione nordica, grazie ai Rasenna, divennero parte integrante del territorio dell'Etruria. Realtà arborea che ha reso celebre il viaggio dantesco che ha inizio proprio con lo smarrimento in una dimensione boschiva impenetrabile e irta di ostacoli.