Cultura

Le antiche origini della democrazia volterrana

Negli scritti di Cicerone la possibile conferma di un’apertura egualitaria e di un’integrazione nella vita cittadina dei ceti sociali subalterni

Foto di Piero Frassi

Le origini democratiche di Volterra sono molto antiche. Già nella prima metà del III secolo a.C., infatti, era in atto un processo di apertura del potere al popolo per volontà della classe politica dirigente. Decisione che i nobili volterrani presero, senza che ci fossero pressioni o rivolte che sollecitassero o rivendicassero l’estensione dei diritti. L’ascesa temporale della classe più umile ebbe, così, un’insolita affermazione pacifica, aspetto che sembra trovare conferma anche negli scritti di Cicerone. L’oratore romano, infatti, descrivendo l’arrivo di Aulo Cecina ad Axia, sottolinea il suo essere circondato da amici e non da servi come, invece, il suo avversario di Tarquinia, Ebuzio. La familiarità con cui il politico etrusco si rapportava ai suoi accompagnatori potrebbe, quindi, confermare la loro condizione di liberti.

A Volterra, infatti, gli schiavi acquisirono i diritti fondamentali sia in ambito giuridico sia in quello sociale. Equiparazione che uniformò le punizioni dei reati e che permise loro di partecipare a convivi, prendere parte a decisioni governative e contrarre matrimoni. Modello politico che si consolidò fino a estendersi in altre zone dell’Etruria, in particolare in quella settentrionale.