Cultura

Aristostele chiamava Volterra in un altro modo

Testi classici e studi recenti confermerebbero una nuova identità della città etrusca che si sarebbe chiamata Oinarea o Enorea

Conosciuta anticamente come Velathri e Volaterrae, Volterra sembra aver posseduto anche un altro nome. Potrebbe, infatti, essersi chiamata Oinarea, o Enorea. L’appellativo, che sottolinea la presenza di vigneti nella Lucumonia, è stato oggetto di interesse e di numerose indagini. Simone Migliorini, fondatore del Festival Internazionale del Teatro Romano e appassionato di storia locale, è venuto a conoscenza di uno studio dell'Università Cattolica di Milano sugli scritti di Aristotele e su altri a lui attribuiti.

“Le ricerche sui testi in cui il filosofo greco cita “la città nella Tirrenia chiamata Oinarea” – afferma Simone Migliorini - si fermano alla fine degli anni ‘70 del secolo scorso, Lo studio, basato su una bibliografia sconfinata, accerta e avvalora, anche sulla base di comparazioni storiche, politiche, sociali e geografiche, quello che fu intuito e sostenuto da Stefano di Bisanzio e, successivamente, da Filippo Cluverio i cui contributi sono stati per secoli considerati poco più che una leggenda.”

Il recupero di quella antica intuizione e gli studi successivi hanno portato ad affermare che “la città Oinarea, o Enorea sarebbe il secondo nome (come spesso in uso tra le città etrusche) di Velathri.” Non a caso, la descrizione della città fornita da Aristotele, in alcune parti identica a quella che Strabone fornisce di Volterra, potrebbe avvalorare la tesi della sua corrispondenza con Enorea, confutando, così, l’interpretazione del riferimento a Volsnii oppure Orvieto. “Elementi che potrebbero essere confermati dal dialogo platonico Timeo in cui viene fatto riferimento all’evoluzione democratica della politica della città-stato.” Volterra-Enorea, infatti, sembra essere la prima ad avere aperto le istituzioni a una partecipazione dei ceti subalterni, non sotto la minaccia di una rivolta, ma per scelta della classe dirigente.