Cultura

Una mostra per ricordare Giulio Santarsiero

Ad un anno dalla scomparsa la famiglia ricorda il pittore dalla straordinaria autenticità espressiva che inseguiva le variazioni tonali del reale

“Osservava i movimenti della luce e li distingueva con estrema facilità”. E’ Thomas Santarsiero, nipote di Giulio Santarsiero, a ricordare, con dense immagini della memoria remota dell’infanzia, l’affascinante figura del nonno pittore, ispirato ricercatore di luce, forma e colore, di cui ricorre, il prossimo 29 marzo, la ricorrenza di un anno dalla scomparsa.

“Burbera e buffa” la sua figura, nelle reminiscenze del recensore, che nello scritto pubblicato in occasione della recente mostra postuma a Volterra, dove risiedeva, per il quindicinale “Caffèll'ARTE” di Caffè dei Fornelli, nel dicembre 2014, descrive una passione autentica e la potente “percezione del cambiamento della superficie cromatica e tonale della realtà”.

E così la natura, il soggetto prediletto, si rivela in singolari atmosfere, dove la luce è viva, talvolta intima, in una sorta di sintesi fra ricerche impressioniste, trasfigurazioni post-impressioniste dall’impeto vangoghiano, e le macchie di colore, insieme ai contrasti chiaroscurali, dei macchiaioli.

Un’autonoma, ispirata, poetica “visione del mondo”, che scaturiva da quella che il nipote ricorda come una vera e propria “danza delle mani”.

Originario di Melfi, un piccolo comune in terra di Lucania, naturalizzato toscano, Giulio Santarsiero, è stato un artista dal linguaggio immediato e coinvolgente. Una sintesi visiva propria, dove le variazioni di luce uniche degli straordinari ambienti urbani e naturali di Volterra e del suo territorio, divengono codice rivelatore del legame indissolubile e autentico - proprio di un uomo del sud - fra i sogni, le nostalgie, le passioni e le speranze dell’esistenza, e le logiche misteriose della natura.