Cultura

L'arte di Sabelli in esposizione ad Arles

L'artista, romano di nascita e volterrano d'adozione, ha rielaborato per la città francese un'opera presentata due anni fa sul Colle Etrusco

Cristiano Sabelli è attualmente in residenza creativa ad Arles nel sud della Francia, per preparare la mostra “2030 Urban Space Arles”, la cui inaugurazione è prevista per il 3 novembre. Sabelli, romano d’origine e volterrano d’adozione, ha presentato il suo progetto al Comune della città francese che l’ha scelto e sostenuto, inoltre la sua installazione site specific è stata inserita nel Festival ON Octobre Numérique, un contenitore di arte e innovazioni tecnologiche. 

"2030 Urban Space Arles" è un’installazione artistica site specific per Arles, concepita da Sabelli come un viaggio distopico attraverso la storia nel mistero dell’uomo. Un’esplorazione che si perde nel buio di uno spazio infinito e diviene altro, accompagnata da suoni, luci e ombre che sembrano provenire da un futuro siderale. Ma non sempre ciò che appare è ciò che è reale, e nel vuoto alieno si nasconde un segreto che attende solo di essere rivelato.

L’installazione, che l’artista aveva presentato con successo due anni fa a Volterra, è stavolta frutto di una ricerca sui quartieri periferici di Arles. “Nel mio percorso le periferie urbane divengono modelli di studio sociale, - afferma Sabelli – le periferie dalla rivoluzione industriale in poi sono diventate dei grandi nuclei tecnotribali somiglianti tra loro, depauperati dai vincoli storici e culturali delle stesse città cui appartengono, dove lo spazio urbano ci appare alieno e alienante, avendo modificato corpo e mente dell’uomo che lo abita. Come sosteneva il filosofo spagnolo Felix Doque - l’uomo si fa cubico come le sue case a schiera, i suoi uffici o fabbriche - e in questo scenario non c’è più spazio per la natura”.

2030 Urban Space è dunque un’installazione che rappresenta i concetti del viaggio come costante dell’essere umano, il continuo mutamento sociale che le città e l’uomo vivono, e la mutazione dell’ambiente e della terra di cui lo stesso uomo è responsabile. L’opera getta una luce sul cammino umano e invita a riflettere su dove andiamo e cosa o chi stiamo cercando e quale tipo di società lasceremo alle generazioni future.

“Tutto è partito quando, qualche anno fa, lessi in un articolo di giornale che la Nasa dichiarava di essere vicina a raggiungere Marte – ha spiegato ancora l’artista – e intorno al 2030 probabilmente un cargo umano sarebbe atterrato sul pianeta rosso al fine di una colonizzazione. Ciò mi ha portato a riflettere sull’esistenza umana e sul destino del nostro pianeta dove l’uomo pare sia diventato un indice di rischio per la sopravvivenza di un ecosistema in cui egli è allo stesso tempo, vittima e carnefice. Ma l’opera è anche un canto d’amore per la terra dal presente incerto, per dirla come il poeta Antonio Machado “si canta quel che si perde”.

Cristiano Sabelli nato a Roma, è un artista e un restauratore professionista di opere d’arte (fa parte dell’équipe che ha staccato il graffito di Oreste Fernando Nannetti, il celebre internato dell’Ospedale Psichiatrico di Volterra). Laureato a pieni voti all’Accademia di Belle Arti a Roma e ottenuta la qualifica di Restauratore di Beni Culturali, lavora in Italia e all’estero e in contemporanea realizza progetti artistici, mostre e installazioni. Vive a Volterra.