Cultura

L’artista col cappello di feltro: Beuys

A 100 anni dalla nascita, l’associazione culturale Il Cappello di Feltro di Volterra ricorda Joseph Beuys, scultore, performer, sciamano e fotografo.

Joseph Beuys

Tra i personaggi più importanti dell’arte del dopoguerra, Joseph Beuys nasce in Germania il 12 maggio 1921, avrebbe quindi compiuto oggi 100 anni. Nella sua figura hanno coinciso arte, vita, impegno civile e politica. Dopo le esperienze traumatiche vissute durante la guerra e dopo la depressione che ne derivò, Beuys inizia a riflettere sul ruolo dell’arte, del fare arte come azione pratica, generativa e ricreativa che conferisce sacralità a ogni gesto e che suscita attenzione per ogni creatura: animali e piante diverranno i protagonisti del suo percorso di artista. Attraverso una visione ispirata all'antroposofia di Rudolf Steiner, sviluppa negli anni la “sua” visione di natura.

La scelta di rappresentare gli animali morti è dovuta proprio al tentativo di mostrare la fragilità della loro vita e di persuadere l’uomo a preservare il loro habitat. Nel 1965, nella Galleria Schmela di Dusseldorf, ebbe luogo la prima mostra di Beuys e l’artista tedesco si aggirò con il volto coperto di miele e foglie d’oro, con un cappello di feltro in testa e con una lepre morta in braccio tra i dipinti esposti, facendoli toccare all’animale con la zampa. Parlando di questa azione “Wie man dem toten Hasen die Bilder erklärt” / “Come spiegare i quadri a una lepre morta”, Beuys dichiarava: “Quando iniziai a realizzare queste azioni indossavo un cappello e ho avuto la sensazione di dover rimanere così come ero. Così come una lepre non è più tale senza orecchie anche Beuys non sarebbe stato più Beuys senza il cappello.”

L'Italia, a partire dagli anni 70, è divenuta, dopo la Germania, il secondo paese per Beuys dove vivere e lavorare. Fondamentale si rivelò l’incontro con Buby Durini, biologo, ricercatore, studioso di problematiche sociali nonché appassionato di fotografia che per anni ha accompagnato Beuys nella sua ricerca umana, mettendo insieme un immane archivio fotografico, da cui è stato tratto il materiale per la creazione di grafiche e opere uniche. Nel 1975, nella tenuta di Durini, realizzerà il suo capolavoro, l’opera aperta “Difesa della natura” con la piantumazione, fra l’altro, di 7000 alberi a Bolognano, in provincia di Pescara in Abruzzo, per la difesa della biodiversità. Così come ripeterà nel 1982 a ‘documenta’, una delle più importanti manifestazioni internazionali d'arte contemporanea europee, che si tiene con cadenza quinquennale nella città tedesca di Kassel, nell'Assia settentrionale.

In “La rivoluzione siamo noi”, fototipo su poliestere con testo scritto a mano del 1971, l’artista invita a dare una svolta alla storia con la partecipazione creativa alla vita. “Dobbiamo essere noi gli artefici del cambiamento, non spettatori passivi ma protagonisti del cambiamento collettivo, democratico e ambientalista. E l’arte che non è una “decorazione da salotto” ma è la scesa in campo dell’artista che si pone con il suo corpo, le sue idee per far riflettere le persone: l’arte mi interessa nella misura in cui mi dà la possibilità di comunicare e cambiare la realtà.”

L’associazione culturale il Cappello di Feltro, con sede in Leonori Cecina 1, Volterra, per ricordare l’artista, intende promuovere nel mese di settembre (emergenza sanitaria permettendo), una rilettura e un’interpretazione del suo messaggio e del suo lavoro chiamando diversi artisti a confrontarsi con la sua attualità.