Cultura

I vini etruschi che non piacevano ai Greci

Nei primi secoli avanti Cristo Elleni e Romani criticarono la produzione enologica dei Rasenna, sostenendo la superiorità dei propri prodotti

Dal Barolo piemontese al Moscato siciliano, dal Chianti toscano al Greco di Tufo campano, ogni angolo d’Italia è attraversato da vigneti e produzioni prestigiose di vino.

Dibattiti e polemiche per stilare la classifica delle migliori etichette sono all’ordine del giorno e coinvolgono esperti e appassionati del settore sia in ambito internazionale sia locale. Tendenza che non riflette un fenomeno unicamente moderno, ma che era già presente in epoca antica. Nei primi secoli avanti Cristo, infatti, un acceso contenzioso animava i viticoltori elleni e romani che rivendicavano il primato della propria produzione enologica rispetto a quella degli Etruschi. Con malcelato campanilismo, sostenevano, infatti, che il dolce nettare degli dei, ricavato dai vigneti del sud Italia e della Grecia, fosse qualitativamente superiore rispetto a quello dell’Etruria.

Disputa che, a distanza di millenni, anticipa i conflitti regionali che caratterizzano, ancora oggi, il bel paese.