Cultura

Il fascino silenzioso della Badia

Un luogo di culto tra opere d’arte, note musicali e leggende fatate, negli anni l'attrattività del posto è rimasta inalterata

La Badia camaldolese

La vicinanza delle Balze, i resti delle mura etrusche che incombono dall’alto, gli speroni sospesi, tutto contribuisce a creare un effetto magico attorno alla Badia camaldolese. Come osservasse dal basso la monumentale chiesa di San Giusto e San Clemente, il monastero è situato sulla sommità di Monte Nibbio, zona di antichissime tradizioni religiose e di rituali sacri. Sembra che, proprio l’edificio religioso, prima benedettino e poi camaldolese, sia stato luogo di sepoltura dei Santi patroni di Volterra, del martirio di santa Attinia e Santa Greciniana, di insediamenti villanoviani e di una necropoli etrusca. Motivi che, soprattutto dopo il definitivo abbandono, hanno fatto nascere, in passato, leggende legate alla presenza di fantasmi e di presenze particolari. Non le classiche streghe in sabba o figure demoniache, ma angeli, luci, sussurri, voci di due ragazze, armonie musicali che, secondo la tradizione popolare, si sarebbero avvertite passando di notte. Elementi che contribuirono a inibire il passaggio degli abitanti della zona, sul far della sera. Durante il giorno, infatti, il sentiero che collegava San Cipriano con il piccolo oratorio delle Sante volterrane (visibile dalla strada che conduce a Molino d’Era), con era molto transitato e veniva chiamato, dagli anziani borghigiani, “la corta”, nome che sottolineava il suo essere una scorciatoia.

Oggi, la Badia custodisce solo parte delle opere d’arte che, un tempo, racchiudeva e che la rendevano quasi un esempio museale per numero e per valore di affreschi. Tra questi, anche il dipinto di Domenico Ghirlandaio Cristo in gloria tra San Benedetto San Romualdo Santa Attinia e Santa Greciniana, attualmente presente nella Pinacoteca di Palazzo Minucci-Solaini.

Grazie al suo patrimonio artistico e ai recenti interventi di recupero conservativo, il fascino del convento resta inalterato negli anni e continua a suscitare, in coloro che la osservano, una sensazione di incanto contemplativo indipendentemente dalla fede.