Da sempre la carta stampata è un importante strumento per la formazione di coscienze critiche, motivo che, nel corso dei secoli, l’ha sottoposta a censure e boicottaggi. Così, tra forme velate e indirette e azioni esplicite e manifeste, il controllo sulla produzione letteraria e giornalistica ha condizionato le scelte dei più o meno consapevoli lettori.
Nell’edizione del 12 marzo 1950 del settimanale cattolico L’araldo, un cronista stila una lista delle riviste e dei romanzi “consigliabili, da dare con cautela ed esclusi per tutti”.
La distinzione includeva, poi, una sotto classificazione selezionando quelli “normalmente pessimi”, “normalmente immorali” e “talora immorali”.
I suggerimenti del periodico definivano, così, le letture considerate idonee e appropriate per cittadini. Nel corso degli anni, i pregiudizi e il paternalismo si sono attenuati, rispettando le scelte autonome gli amanti dei testi scritti.