Cultura

Il giornalista che sognava una Volterra turistica

Un articolo del 1933 denuncia l’abbandono di Volterra e la reticenza delle istituzioni nell’investire sul turismo e sulla valorizzazione della città

La bellezza paesaggistica e il patrimonio artistico-culturale di Volterra sono evidenti e universalmente riconosciuti, ma non è sempre stato così. La sua vocazione turistica si è affermata e consolidata negli ultimi decenni. Nella prima metà del ‘900, infatti, le potenzialità ricettive erano ipotizzate ma non concretizzate.

Nel 1933, un giornalista de Il Corazziere pubblica, sul numero XXVII del giornale, Volterra ed il suo avvenire turistico, un articolo in cui individua nel settore turistico un possibile e importante volano per l’economia locale e, contemporaneamente, esprime i propri timori che l’attività pubblicitaria di comuni limitrofi potesse offuscarne l’importanza e la notorietà. Sostiene, infatti: "Confronto poi a questa ammirevole attività reclamistica e produttiva, tesa alla valorizzazione di centri turistici, il più delle volte meno ricchi di monumenti e di attrattive di Volterra, con la nostra inerzia, e la punta di invidia si trasforma in amarezza nel constatare come noi Volterrani andiamo ogni giorno di più perdendo terreno. Volterra, nel cuore della Toscana, culla di civiltà Etrusca, Medievale e Moderna, orgogliosa della sua storia e dei suoi figli, non può e non deve essere dimenticata. Volterra non è città da dimenticare ma da valorizzare".

Il cronista, poi, lascia spazio all’immaginazione e descrive tutto ciò che desidererebbe vedere nella propria città: "Qualche volta è bello sognare: mi immagino allora Volterra tutta protesa alla sua valorizzazione storica e turistica. Chiudo gli occhi e vedo Volterra, cinta dalle sue mura etrusche, belle e possenti […]. vedo la piazza del Battistero, calma e riposante, con le sue decorazioni bianche e nere […]. Vedo le facciate dei più bei palazzi ripulite, Vallebuona sistemata, tanti graziosi angoli messi in luce, tante deturpazioni moderne abbattute, vedo, infine, la faccia di Volterra, quale dovrebbe essere. […] Volterra nuova, nel pieno rigoglio della sua vita, restituita nei suoi diritti e nelle sue istituzioni, fiera della sua bellezza e della sua forza, sicura nel proprio avvenire".

Rileggendo, a distanza di oltre 80 anni, le speranze del cronista, è certo che i suoi auspici si siano effettivamente realizzati. I flussi turistici sempre crescenti testimoniano, infatti, come la risorsa da lui anticipatamente intuita si sia realmente concretizzata fino a diventare parte integrante del tessuto produttivo ed economico cittadino.