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Attualità mercoledì 20 settembre 2017 ore 09:51

Miele, annata nera anche in Valdera e Valdicecina

Miele: annata nera nel pisano, crolla la produzione del nettare degli Dei con un meno ottanta per cento che condiziona pesantemente i produttori



PONTEDERA — Annata drammatica per le api e per il miele. La lista di imprevisti che hanno dovuto affrontare gli apicoltori è lunghissima: siccità, varroa, gelate primaverili, insetti alieni e fioriture anticipate. L’annata degli alveari, in provincia di Pisa, così come nel resto della Toscana, sarà ricordata come una delle peggiori di sempre con produzioni più che dimezzate, in alcuni casi addirittura azzerate (-80%). Le prima avvisaglie c’erano già state in estate con la siccità arrivata dopo le diffuse gelate primaverili che avevano già lasciato intravedere gli effetti inaspettati di un’altra stagione anomale. 

A fornire il quadro è Coldiretti sulla base della ricognizione tra le imprese associate. “Quest’anno – analizza Aniello Ascolese, Direttore Coldiretti Pisa Livorno – oltre ai problemi cronici del settore come la varroa e la vespa vellutina, si è aggregato il clima con fioriture anticipate e gelate primaverili che hanno mandato in tilt le api. Poi è arrivata l’estate, tra le più calde che si ricordi con la siccità: condizioni estreme che hanno impedito alle api di produrre miele e ai produttori di poterlo raccogliere”.

L’acacia, ma anche il miele di castagno ha subito una drastica riduzione così come il millefiori: “La produzione di acacia sarà quasi pari a zero – commentaancora Ascolese– mentre i produttori sono riusciti a salvare il miele di castagno anche se avremo meno della metà del prodotto in commercio. E’ un’annata storta”. A causa della siccità i fiori non secernono più nettare e polline e gli apicoltori, per scongiurare la moria degli alveari, sono stati costretti a nutrirle con speciali sciroppi di glucosio e fruttosio: “oltre al danno – spiega ancora il Direttore degli agricoltori - la beffa di maggiori costi di produzione che gli apicoltori hanno dovuto sobbarcarsi per salvare le colonie di api che vivono negli alveari”.

La frenata alla voce produzione apre le porte alle importazioni di miele straniero (+13% nel 2016) in particolare da Cina, Ungheria e Romania. Allora come riconoscere il miele tricolore? “Attraverso l’etichettatura obbligatoria – conclude Ascolese – poiché dal 2004, grazie alla nostra battaglia, deve essere indicato il paese di origine in cui il miele è stato raccolto. Quindi occhio all’etichettatura per acquistare miele locale e sostenere le imprese”.


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