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martedì 19 marzo 2024

VEGAN È... — il Blog di Gente di Ippoasi

Gente di Ippoasi

La gente di Ippoasi non ha età, genere né specie, progetta e lotta per un mondo diverso e migliore, mettendosi costantemente in gioco con innata passione e avanzando instancabilmente in direzione ostinata e contraria. La gente di Ippoasi è attivista con Gioia. Il nostro motto è "Possiamo essere liberi/e solo se tutti e tutte lo sono".

Tiberio, felice evaso di carcere

di Gente di Ippoasi - giovedì 01 febbraio 2018 ore 15:13

Tiberio è un giovane e prestante caprone, dalle grandi corna vistose e lo sguardo profondo.

La sua storia è toccante, fra le più particolari al rifugio, proprio perché Tiberio si è salvato dalla reclusione, dalla noia mortale che si prova dietro alle sbarre, in un prigione di derisione e metallo.

Tiberio, così come la maialona Cara, è stato portato via dall’ex zoo parco di Cavriglia, in provincia di Arezzo, grazie al fondamentale lavoro delle/degli attivist* che si sono imposti per lo smantellamento della struttura che ha visto i suoi primi prigionieri già a partire dai lontani anni ‘70, quando è stata ideata e messa a punto.

Nel 2016, quando è arrivato ad Ippoasi, Tiberio era nervoso, arrabbiato e stressato. Prendeva a cornate ogni palo, ogni recinzione, ogni rete che si trovasse di fronte: abbiamo dovuto rinforzare tutto, per evitare che lui potesse fare troppi danni. Non si avvicinava alle altre capre, se ne stava solo in disparte, osservando il mondo intorno a lui, con la sua innata dignità.

Sono trascorsi due anni dal suo ingresso e la sua vita è completamente stravolta.

Tiberio è in splendida salute, è una persona libera, che ha imparato a convivere con sé stesso e con tutti gli altri, compresi i suoi compagni umani, che siamo noi. Ci viene incontro a volte, durante i lavori quotidiani, mentre raccogliamo il fieno sporco o muoviamo le carriole pesanti, ci porge il suo saluto delicato, fatto di sguardi curiosi e di strusciate di corna. Una volta ci intimidiva un po’ Tiberio, probabilmente perché noi facevamo lo stesso con lui.

C’è stato un giorno, un momento più esplicativo di altri, in cui abbiamo capito che Tiberio si fida di noi.

L’unica cosa per cui perde la calma e torna ad essere quello insicuro e nervoso del passato è l’accorgersi di persone umane che lo osservano fuori dal percorso esterno. Più si avvicinano alla rete, più parlano a gran voce, più lui picchia più forte con le corna.

Quel giorno, in quel momento, Tiberio aveva preso a testate così intensamente un palo e la rete che tra le corna gli si incastrò la catena del cancello esterno. Spaventato e confuso, ci ha raggiunti immediatamente nella zona della pappa ai maiali, si è avvicinato con il muso quasi come a chiedere di essere liberato e ha atteso. Dopo pochi secondi era di nuovo libero. Trotterellando verso il branco ci ha ringraziati con il suo silenzio e il suo sollievo.

Umiliare ed essere oppressori degli altri animali, costringerli a fare ciò che desideriamo, relegarli nei luoghi dove siamo certi potremo sfruttarli al meglio, decidere per loro quando e con chi accoppiarsi o mangiare, giudicare come e quando farli morire… tutti aspetti di un’immensa violenza collettiva dalla quale dovremmo liberarci il prima possibile, in quanto umani.

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