Il teorema di Baricco e le biblioteche
di Roberto Cerri - martedì 07 aprile 2015 ore 19:50
A volte mi piacerebbe essere Baricco. Sì, lo scrittore. Soprattutto quando trova il coraggio di dire che la politica dovrebbe fare scelte precise anche in materia culturale e decidere cosa sostenere e cosa no. Dire con chiarezza, come ha fatto lui, i soldi ai teatri no, invece la scuola sì. Le proposte forti di Baricco ovviamente fanno gioire tutti quelli che lui sosterrebbe finanziariamente e fanno arrabbiare come bestie quelli che lo scrittore scaraventerebbe di sotto dalla torre. O meglio tutti quelli a cui lui direbbe di provare a volare con le proprie ali (ammesso che ce le abbiano).
Eh sì, mi piacerebbe essere Baricco e avere il suo coraggio. Invece, come Don Abbondio, io questo coraggio non ce l'ho. E se uno non ce l'ha, è difficile che lo trovi per strada. Ma è solo una questione di coraggio? E ho pensato ai tantissimi assessori alla cultura di questo paese (e un po' ne ho conosciuti nel corso delle mie attività). Così mi sono chiesto: come diavolo fanno questi poveri amministratori a seguire il sacrosanto ragionamento di Baricco? Come fanno a non sostenere un po' tutte le attività culturali presenti in un territorio? E se le sostengono tutte come fanno a trovare le risorse per realizzare attività di qualità? Come possono evitare di distribuire “a pioggia” i pochi spiccioli di cui dispongono?
Nell'epoca della vacche magrissime che stiamo attraversando ci vorrebbe un coraggio da leoni per sostenere solo le attività che davvero meritano. E la politica non è fatta solo di scelte razionali, ma anche consenso. Ma armonizzare la tutela del bene comune, con le scelte razionali, il risparmio delle risorse e il mantenimento del consenso equivarrebbe ad ottenere la quadratura del cerchio e forse persino la triangolazione del quadrato.
E' questo ciò che intendo per teorema di Baricco. Un modello perfetto. Condivisibile. Ma applicarlo tutti i giorni, avendo alla porta un'orda di questuanti della cultura e intorno ai palazzi comunali d'Italia il più grande patrimonio culturale del mondo, è una missione impossibile.
La realtà culturale italiana è il risultato pragmatico di questa situazione complicatissima.
Ma che c'entrano le biblioteche e la lettura col teorema di Baricco? E quale spazio occupano nel teorema?
Occupano uno “spazio” pragmatico e probabilistico. Le nostre biblioteche sono quello che riescono ad essere tenendo conto del caos in cui abitano. Ovvero: nelle aree del Paese dove c'è una buona tradizione di “lettura” si registrano ottimi servizi bibliotecari. Sempre in queste aree le buone pratiche si consolidano e se ogni cinque anni i cittadini eleggono un sindaco che crede nella lettura e nei libri, il quale a sua volta sceglie un bravo assessore alla cultura che trasforma questa sensibilità in decisioni efficaci e se gli amministratori trovano o mettono in squadra un bel gruppetto di validi bibliotecari, allora il gioco funziona e i servizi migliorano col passar del tempo.
Se invece la tradizione locale è scacia, se i cittadini eleggono sindaci e assessori che credono poco nelle biblioteche e nei libri, anche la città avrà servizi bibliotecari sofferenti, con scarsi lettori e poco sviluppo. Se poi si eleggono sindaci e assessori che di libri non ne leggono mai, i servizi bibliotecari andranno a ramengo e i livelli di lettura torneranno indietro di decenni. La storia, è noto, non procede in una sola direzione. I barbari, direbbe sempre il Grande Baricco, sono già dentro i confini e hanno occupato spazi importanti del Paese. Non solo fisici. Anche mentali.
L'Italia ha una struttura organizzativa a pelle di leopardo. I servizi di lettura dipendono dalle sensibilità locali. E il nostro è un paese di diversità e di difformità. Con zone forti e aree deboli.
E Baricco che c'azzecca con tutto questo?
C'entra perché oltre ad essere un fautore delle scelte razionali ed aver trovato il coraggio di dire chi finanziare e chi no, è un partigiano delle lettura, dei libri e delle biblioteche. Forse è un po' snob (e a volte, almeno per me, è anche leggermente incomprensibile). Ma è uno scrittore di cui tutti i sindaci e soprattutto i loro assessori alla cultura dovrebbero non solo tenere l'opera omnia sul comodino, ma leggerne ogni sera due o tre pagine, prima di addormentarsi. Perchè di sicuro Baricco è un biblioattivista ante litteram. Uno che nelle biblioteche ci crede e le sostiene, magari a scapito di altri servizi culturali. Uno che non ha paura di farsi mandare a quel paese da artisti, teatranti e cinematografari. Certo, essendo uno scrittore, potrebbe essere accusato di avere un conflitto di interessi. Ma ce ne fossero di questi conflitti. Ce ne fossero!
Roberto Cerri