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Lavoro giovedì 17 marzo 2022 ore 12:56

Export, 2021 da record per la provincia di Pisa

Una pila di container

Un 2021 che segna la ripartenza del settore, in crescita più della media toscana e nazionale. Ma ora pesano guerra e costi energetici



PISA — Dopo il crollo legato al “grande lockdown” che nel 2020 aveva fatto registrare per l’export pisano una flessione del 14%, il 2021 si è rivelato l’anno della ripresa con segnali decisamente positivi. Secondo i dati Istat sull’export 2021, diffusi oggi dalla Camera di Commercio di Pisa, la ripartenza delle esportazioni pisane nel 2021, con un +22%, è andata ben oltre quella registrata a livello regionale (+16,8%) e nazionale (+18,2%). Il valore dei prodotti esportati, con quasi 3,3 miliardi di euro, raggiunge un livello mai raggiunto negli ultimi trent’anni: circa 600milioni di euro in più rispetto al 2020 e quasi 200milioni in più rispetto al precedente record del 2019.

"La ripresa è stata generalizzata e trasversale - hanno osservato dalla Camera di Commercio - con una netta inversione di tendenza che ha interessato quei settori, pelli-cuoio-calzature, arredamento, moda, meccanica, il cui crollo delle esportazioni nel 2020 aveva maggiormente condizionato il dato generale di allora".

Stessa situazione, e dunque dinamica positiva e completamente rovesciata, anche con riferimento ai paesi di destinazione delle merci pisane. Se nel 2020 i principali partner commerciali avevano arretrato sensibilmente, salvo alcune eccezioni, nel 2021 la quasi totalità delle principali destinazioni ha conseguito una netta ripresa. Tra queste, spicca il Regno Unito che nel 2020 aveva fatto registrare un calo di oltre un terzo delle esportazioni a causa del mix pandemia – brexit e che nel 2021, invece, ha prodotto un aumento record.

“I dati molto positivi sull’export 2021 - ha tuttavia commentato Valter Tamburini, commissario straordinario della Camera di Commercio di Pisa - avrebbero legittimato una certa fiducia nell’anno che è appena iniziato. Purtroppo la gravità del clima internazionale che stiamo vivendo a causa della crisi Ucraino-Russa, con le forti ripercussioni economiche, ci ricolloca in un ambito di forte incertezza. Costi energetici in aumento, difficoltà di approvvigionamento di materie prime e il rischio dello stravolgimento di relazioni commerciali si sommano alle ferite già inferte al sistema produttivo da una pandemia non ancora completamente superata". 

"La Camera di Commercio – ha ricordato Tamburini – manterrà alto l’impegno nel sostenere le aziende nei processi di internazionalizzazione, grazie al sostegno economico a quelle attività che vogliono affermarsi oltre confine. Vi è assoluta consapevolezza che oggi sia prioritario, a livello di politica generale ma anche di iniziativa locale, uno sforzo particolare nell’apertura di nuove reti commerciali all’estero che tenga conto non solo degli effetti di una crisi sanitaria imprevista ed inedita ma anche dell’aggravarsi degli equilibri geopolitici".

Se nel 2020 gli effetti del primo anno di pandemia erano risultati pesantissimi in particolare sulle esportazioni pisane della filiera moda con percentuali di flessione severe (-30,9% cuoio, -38,3%, calzature, -7,9% abbigliamento) e si erano sovrapposti a quelli di una crisi già in atto da alcuni anni, il 2021 si è rivelato, al contrario, un anno di assoluta rinascita proprio a partire da quei settori.

I dati Istat sull’export pisano evidenziano come il cuoio, già in flessione da un triennio, abbia recuperato fortemente con un +29,9% spiegando ben +4,94 punti sui +22,03 della crescita complessiva dell’export. Il cuoio del distretto ha recuperato terreno su tutti i principali mercati di sbocco: Francia (+35,3%), Spagna (+51,7%) e Germania (+25,1%). Autentico exploit nel Regno Unito (sestuplicato), risultati buoni in Cina (+48,3%) e, con minore intensità, anche negli Stati Uniti (+5,0%). In calo le esportazioni di cuoio dirette sulla piazza di Hong Kong (-8,9%).

Crescita a due cifre anche per il settore abbigliamento (+36,8%) che comunque, anche nel 2020, quello più difficile per i provvedimenti di contrasto alla pandemia, aveva fatto registrare una flessione più contenuta rispetto alla media (-7,2%). Anche per questo settore l’export verso il Regno Unito ha conseguito risultati straordinari (aumentato 9 volte) e dinamiche positive si sono registrate per Stati Uniti (+42,8%), Francia (+25,7%), Svizzera +(88,0%), Germania (+84,9%) e Macao (triplicato). In calo invece le vendite dirette ad Hong Kong (-11,9%) che, nonostante questo, continua a rappresentare la prima destinazione dell’export pisano del settore.

La situazione è migliorata, anche se in termini molto lievi, anche nelle calzature per le quali l’export nel 2021 è cresciuto dell’1,8%. Si sono ripresentate le flessioni in alcuni paesi di riferimento come Stati Uniti (-9,1%), Svizzera (-72,6%, hub di rilevo per il comparto), Germania (-17,2%), Spagna (-33%) e Giappone (-16,8%) ma la risalita è stata significativa in Francia (+16,6%) e straordinaria nel Regno Unito (+90,2%) e Tunisia (+113%).

In uno scenario di diffuso miglioramento delle esportazioni pisane, nel 2021 hanno continuato a distinguersi i cicli e motocicli che con un +26,1% spiegano ben +5,68 punti della crescita complessiva dell’export e mantengono il settore in prima posizione a livello provinciale. Del resto anche nel 2020, pur in presenza dei peggiori effetti dell’emergenza sanitaria, la mobilità individuale non solo era stata considerata la più sicura in ottica pandemica ma anche la spesa per acquistare un motociclo era stata ritenuta più gestibile in una situazione di precarietà economica. Se la pandemia aveva messo letteralmente in ginocchio buona parte dell’export pisano, i cicli e motocicli erano infatti stati tra i pochi comparti che avevano comunque fatto un passo avanti (+1,3%) confermando, tra l’altro, il buon risultato del 2019. A far crescere le vendite all’estero di motocicli nel 2021 hanno contribuito con poche eccezioni la quasi totalità dei paesi. In particolare Germania (+23,9%), Spagna (+26,1%), Regno Unito (+45,8%), Paesi bassi (+7,1%), Svizzera (+76,5%), Stati Uniti (+45,8%) ma anche paesi molto lontani come la Cina (+114,2%).

Così come si era verificato nel 2020, la pandemia ha avvantaggiato l’export della farmaceutica che ha sensibilmente migliorato la performance (+48%) fornendo una spinta di 2 punti percentuali alle esportazioni complessive grazie agli ottimi risultati conseguiti soprattutto in alcuni paesi come Austria (+49,8%), Spagna (+86,1%) e Grecia (più che raddoppiata).

Anno positivo anche per la chimica, a causa di una generalizzata ripartenza dell’industria mondiale dopo la paralisi del 2020. I prodotti chimici di base hanno visto aumentare infatti le esportazioni del +6,8% e gli altri prodotti chimici del +27,5%.

Tra i settori tradizionali destinati al consumo finale, dopo due anni consecutivi di flessione, sono tornate a crescere in modo consistente nel 2021 le esportazioni di mobili (+32,3%) grazie alle buone performance in Francia (+48,5%), Cina (+53,5%), Russia (+5,4%), Stati Uniti (+63,8%), Belgio (+83,2%) ed Emirati Arabi (+97,9%).

Nel 2021 anche l’export di bevande pisane (prevalentemente vino) torna a crescere. Nel 2021, infatti, l’export pisano del vino è cresciuto del 7,7%, un risultato non esaltante ma pur sempre incoraggiante tenuto conto che la crisi della ristorazione internazionale indotta dalla pandemia è ancora in atto e mette in difficoltà soprattutto i piccoli produttori a causa della loro maggiore esposizione sul canale HORECA rispetto alle grandi cantine che, invece, sono più presenti nella GDO. Risultati buoni si sono registrati in Cina (+70,1%), Stati Uniti (+12,1%), Paesi Bassi (+47,4%), mentre è calata la Germania (-19,6%) ed i paesi scandinavi che invece erano cresciuti nel 2020.

Con un +3% il 2021 ha segnato una certa ripresa nell’export della meccanica. L’area europea è stata caratterizzata da andamenti differenziati: dati positivi in Spagna (+3,4%), Austria (+43,5%), Belgio (+34,1%), Paesi Bassi (+3,4%), flessione invece in Germania (-5,4%) e Regno Unito (-59,9%). Nel resto del mondo il dato è significativo negli Stati Uniti (+18,5%) e Corea del Sud (+17,7%). Scendendo nei sotto-settori meccanici i dati evidenziano una situazione frastagliata con le macchine di impiego generale (motori e turbine, apparecchiature fluidodinamiche, pompe, compressori, valvole, ecc.) le cui esportazioni nel 2021 hanno continuato a scendere rispetto al 2020 (-2%) e altre macchine per impieghi speciali(macchine specifiche per l’industria), che invece hanno risalito la china (+2,8%). Segno positivo anche per le vendite di macchine per la formatura dei metalli (+59,1%) e per le altre macchine per impieghi generali (forni, macchine per il sollevamento, utensili portatili a motore, refrigeratori non domestici, ecc.) (+6,5%).

Per quanto riguarda l'invio delle merci, il 2021 è stato caratterizzato da una crescita delle esportazioni nella quasi totalità delle principali destinazioni. La Germania si è confermata al primo posto in termini di valore assoluto di esportazioni (quasi 500milioni di euro) con un incremento rispetto al 2020 del +9,8%. A crescere in Germania sono state soprattutto le vendite dei prodotti dei mezzi di trasporto e del cuoio.

Anche nel resto dell’Europa i dati sono stati positivi con la Francia che ha mantenuto la seconda posizione con un valore complessivo di esportazioni di oltre 350milioni di euro ed un incremento sul 2020 del +14,5%. Seguono la Spagna (+27,8%), il Belgio (+43,3%) e l’Austria (+33,3%). Il Regno Unito ha fatto registrare un risultato record (+64,1%) soprattutto se comparato alla flessione che nel 2020 era stata del -34,5% rispetto al 2019 a causa della pandemia ma anche delle maggiori difficoltà burocratiche legate alla fase transitoria della Brexit che sembra essere in via di superamento.

Uscendo dall’Europa, passi in avanti si sono registrati anche negli Stati Uniti (+28,3%, grazie a mezzi di trasporto e meccanica), in Cina (+28,8%, grazie a cuoio e meccanica), in Vietnam (+48,9%), in Giappone (+7,6%) e Corea del Sud (+22%). Unico paese, tra i primi 18, con un segno negativo è Hong-Kong che segna un -1,9% a causa delle flessioni registrate nel cuoio e nell’abbigliamento.


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