Gerry Scotti e il ricordo di Berlusconi: «Quella volta che mi ha paragonato a un ragioniere brianzolo»
Cronaca venerdì 07 marzo 2014 ore 23:55
I sentimenti dei volterrani: una ferita che si rimarginerà
Il racconto di chi ha assistito in diretta al crollo dello sperone, la seconda frana che ha lasciato sgomenta la città
VOLTERRA — In
queste giornate di sole, con i turisti intenti a fotografare i
cantieri delle frane di Via delle Mura o sui Ponti è ancora viva la ferita nei cittadini di Volterra. Qualcuno si
commuove di fronte allo sperone crollato, "ho un
nodo in gola", "è una sensazione che non riesco a
descrivere". Altri si ricordano di quando giocavano sotto la
dogana da bambini, oppure di quando passavano dalla fontana per
andare al Parco Fiumi, nascondendosi dopo aver fatto festa a scuola.
Un Parco oggi inaccessibile: è stato chiuso per motivi di sicurezza
dopo il crollo delle mura di Piazza Martiri. Senza dimenticare le
famiglie che dal 31 gennaio hanno dovuto abbandonare le loro
case, i commercianti in difficoltà, una città intera che sembra
stare continuamente con la testa all'insù per vedere cosa succederà
domani.
Sono molti i volterrani che affidano i propri pensieri a
Facebook: c'è chi prende spunto dal famoso quadro di Matisse, La Danza,
invocando un grande girotondo di tutti i volterrani in Piazza de
Priori, come simbolo di unione. Toccante è anche la citazione di Carlo Cassola: "ricordo
bene quando tornammo a Volterra in una calda mattina di luglio.
Eravamo in pena per i nostri cari, di cui non sapevamo più niente.
Si guardava verso i monumenti, in alto sopra la nostra testa, come se
questi avessero potuto darci una risposta. Li ricordo tutti: il
battistero, il campanile, la facciata del duomo, la torre del palazzo
comunale, la linea allungata della fortezza…”
Tra i tanti racconti di questi giorni, le parole di Paolo Paterni, ex direttore del Consorzio turistico di
Volterra, descrivono l'emozione di chi ha assistito al crollo dello sperone.
"Ero fuori
Volterra. Domenica verso le 16 mi telefona Claudia, il vigile
urbano. Mi dice che stanno sgombrando il garage sotterraneo e che devo
togliere la mia Clio. Sono sconvolto! Sono in gita con amici a
Maranello, abbiamo appena visitato il Museo Ferrari, simbolo
dell’ingegno e della laboriosità italiane e ci troviamo
immediatamente immersi nella fragilità del nostro paese. La notizia
dell’aggravarsi della situazione coglie tutti di sorpresa e
immediatamente cambia l’atmosfera, la gioia si trasforma in
preoccupazione, in paura. Decidiamo di rientrare quanto prima a
Volterra dove arriviamo alle 20 e lo spettacolo è impressionante.
Un’altra ferita profonda nel cuore di questa città che non ha
ancora metabolizzato e rimarginato l’altra. Siamo sgomenti! Un Vigile del Fuoco gentilissimo mi accompagna al quarto piano del
parcheggio a prendere la mia auto.Vado a letto stanco, impaurito,
preoccupato. Come faremo a risollevarci da tutto questo? Oggi (3 marzo ndr) verso le
quattro torno sui Ponti. C’è il solito capannello di gente. Non
noto la curiosità morbosa che troppo spesso accompagna le disgrazie. Vedo invece negli occhi di tutti un senso di sgomento, di paura, di
impotenza di fronte alla natura. C’è un operaio sul cestello che
sta lavorando in cima al muro, credo per iniziarne la demolizione.
Uno dei tanti anonimi che lavorano in silenzio in questo paese. E
proprio mentre commentiamo l’importanza e il rischio del suo lavoro, un fragore improvviso ed assistiamo al crollo in diretta di un altro
pezzo della nostra storia, della nostra vita, dei nostri sogni. Subito
il pensiero corre a quell'operaio e agli altri che dal nostro punto
di osservazione non possiamo vedere. L’istinto è quello di correre
per vedere cosa è successo, se ci sono stati feriti. Per fortuna
viene verso di noi un Vigile del Fuoco che, con gentilezza ma con
determinazione, ci dice di stare indietro e ci rassicura che non ci
sono stati danni alle persone. Tutti tiriamo un respiro di sollievo
che però dura poco. Sono molti ad avere gli occhi lucidi. Io non
riesco a fare a meno di piangere, come mi era accaduto in Piazza dei
Fornelli. E’ una ferita non solo per Volterra. E’ una ferita che
ognuno di noi sente dentro di sé. E il pensiero corre immediato al
futuro. Come faremo? Chi ci aiuterà? Come farà questa città a
risorgere? Non so perché ma mi viene da pensare ai volontari della
Porta all’Arco, quelli che la salvarono dalla barbarie nazista, e
da questo pensiero nasce la consapevolezza che questa città, spesso
pigra, indifferente e litigiosa, riesce a tirare fuori il meglio di
sé nei momenti più drammatici. Volterra ce la può fare, anzi ce la
deve fare per Volterra e per i volterrani prima di tutto ma anche per
il mondo che non può essere privato di quello che noi abbiamo la
fortuna di poter vivere e godere ogni giorno. Forza Volterra”.
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