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Cultura martedì 20 dicembre 2016 ore 15:00
L’alabastro ai tempi di Carlo Magno
Quindici lampade contenute nella cattedrale di Aquisgrana potrebbero essere state realizzate dagli artigiani di Volterra
VOLTERRA — Gli oggetti in alabastro di origine volterrana sono presenti in tutto il mondo. Sia perché acquistati da turisti in visita alla città etrusca, sia perché i suoi artigiani, a partire dall’Ottocento, hanno adottato un’attenta e lungimirante politica commerciale, esportando all’estero. Infatti, gli imprenditori della pietra alabastrina, dopo aver conquistato quote di mercato europeo, hanno varcato i confini continentali raggiungendo anche Stati Uniti, Cina, Giappone, India Brasile, Perù, Argentina e Messico. Per questi motivi, è possibile trovare opere realizzate a Volterra in paesi estremamente lontani.
Nella cattedrale di Aachen, da tutti conosciuta come Aquisgrana, si trova il trono marmoreo di Carlo Magno assieme al preziosissimo sarcofago che ne raccoglie le ossa. La cappella palatina costituisce la parte più antica dell’edificio ed è ricca di simboli che rimandano agli arcaici e occulti riti della cristianità. La forma ottagonale allude, infatti, all’ottavo giorno del calendario cristiano, quello che indica la resurrezione, e alle otto articolazioni dell’uomo. Non a caso figura geometrica richiama molti luoghi della fede ricchi di tensione esoterica, tra cui anche Castel del Monte in Puglia, voluto da Federico II di Svevia, e l’Abbazia di Collemaggio a L’Aquila fatta edificare da papa Celestino V.
Disposte dietro al trono dell’imperatore carolingio, si trovano quindici lampade in alabastro (dodici di grandi dimensioni e tre più piccole). Ed ecco che, ancora una volta, la simbologia legata ai numeri diventa protagonista il quindici, infatti, secondo San Girolamo, rappresentava la pienezza della scienza.
La qualità delle opere, la raffinatezza delle decorazioni a bassorilievo e la dimensione (50/45 centimetri di diametro) fanno presupporre che possano avere origini volterrane, infatti, questi aspetti rimandano al gusto e alle abitudini degli artigiani del Colle.
La loro datazione dovrebbe risalire attorno al secondo dopoguerra. La cattedrale di Aquisgrana, infatti, fu devastata nel 1944 da numerosi bombardamenti. La loro lavorazione potrebbe, però, essere avvenuta nell’Ottocento, fase in cui prevaleva il gusto del bassorilievo, ed essere poi state commercializzate successivamente. In passato, infatti, accadeva di frequente che sculture e quadri venissero immessi sul mercato anni dopo la loro esecuzione. Un’ipotesi che, seppur non confermata da documenti o testimonianze certe, risulta plausibile e costituirebbe l’ennesima conferma dell’universalità e del prestigio delle opere volterrane.
Viola Luti
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