Attualità venerdì 30 settembre 2016 ore 10:00
Le origini volterrane di Borges

Nel corso di una premiazione lo scrittore argentino individuò nel colle le sue radici lontane: "Qualcosa di inafferrabile perdura nella città"
VOLTERRA — Simbolo della cultura argentina e tra i più importanti scrittori del Novecento, Jorge Luis Borges, difficilmente può essere associato a una realtà diversa da quella sudamericana alla quale si è sempre riferito.
E, invece, la sua sensibilità e la sua cultura universale gli hanno permesso di entrare in sintonia con Volterra. Durante la cerimonia di consegna del Premio Etruria (gennaio 1985), infatti, prendendo la parola, riuscì a cogliere immediatamente il carattere e l’identità della città che lo ospitava, avvertendola come parte integrante della sua origine latina:
“Sono venuto da Buenos Aires in questa misteriosa terra d’ombre per conoscere i fantasmi di una civiltà dalla quale nacque quella di Roma; cioè la mia stessa perché lo spagnolo non è che un dialetto del latino.
È straordinario mi trovo in un angolo di mondo dove si cela, lontanamente, un po’ della mia nascita.”
La sua capacità di cogliere le atmosfere e lo spirito di un luogo è dimostrata in una frase che racchiude la sua complessa e profonda percezione della realtà:
“Volterra è viva e segreta, presente e lontana, fatta di pietre e respiri. Mi è parso di udire dei passi, delle voci, e dunque qualcosa di inafferrabile perdura nella città; un parlottio misterioso, un arcano trascorrere di forme, un paesaggio d’ombre.” (Colloquio)
Viola Luti
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